Il vaccino
è giustizia
Perché il Papa
non arretra

Non c’è più alcun alibi per i no-vax. Preoccuparsi della salute propria e di quella degli altri richiede un impegno preciso personale e comunitario, che si configura come un vero e proprio «atto d’amore», amore per se stessi, per i familiari, gli amici, per tutti i popoli. Ieri la Santa Sede lo ha ribadito ancora una volta con la pubblicazione contemporanea di ben due documenti per denunciare quell’«epidemia parallela» che colpisce i più fragili e i più poveri e con una nota nella quale ripete, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che i vaccini sono la soluzione e che l’accesso ai vaccini deve essere «rapido» per cui vanno intensificati gli sforzi della cooperazione internazionale.

Ma è la precisazione successiva che inchioda responsabilità personali e politiche e smonta giustificazioni, scuse o pretesti della resistenza, spesso aggressiva e violenta, delle campagne no-vax: vaccinarsi non è una questione di «convenienza», ma è una questione di «giustizia». Quindi non solo bisogna vaccinarsi, ma bisogna preoccuparsi che tutti si vaccinino, perché la salute personale dipende dalla salute globale. Papa Francesco lo dice da mesi. Ma evidentemente non basta. E allora «repetita iuvant», come questo giornale da giorni sta facendo.

La Chiesa cattolica continua nell’opera di rassicurare chi ha dubbi e di tranquillizzare gli scettici anche dal punto di vista teologico e morale. C’è anche un movimento cattolico no-vax e la Congregazione della dottrina delle fede è più volte intervenuta escludendo ogni dubbio etico e morale associato alla produzione dei vaccini e al loro utilizzo. Purtroppo non è bastato e a livello globale i movimenti religiosi no-vax continuano a imperversare soprattutto sui social con campagne di informazioni false che inducono a credere che attorno ai vaccini sia in atto una cospirazione mondiale antireligiosa. Ieri la Commissione vaticana su Covid ha messo in fila le conseguenze drammatiche per i bambini, lo shock profondo e di portata globale che li ha colpiti sia nei Paesi poveri, sia in quelli a medio e alto reddito. Ha portato all’attenzione numeri spaventosi, poco conosciuti dalle opinioni pubbliche. Cinque milioni di bambini hanno perso un genitore, un nonno, un tutore a causa del Covid e 150 milioni sono precipitati nella povertà e di nuovo nella fame e altrettanti hanno perso un intero anno scolastico. Non accade solo nelle regioni più povere del pianeta. L’aumento della dispersione scolastica causa coronavirus una realtà anche da noi. Il rischio è che si traduca in uno stigma indelebile sul loro futuro. Avranno meno conoscenze e meno opportunità di lavoro, si esporranno maggiormente al rischio di sfruttamento.

La Banca Mondiale ha calcolato che la perdita di guadagno in futuro della generazione Covid-19 può essere stimata in 10 trilioni di dollari. Non vaccinarsi e non distribuire vaccini a tutti è una minaccia globale. La chiusura delle scuole in molti Paesi ha provocato un’impennata dei dati della malnutrizione, perché per molti bambini il pasto scolastico era ed è spesso l’unico decente nella giornata. Non sono stati serviti 39 miliardi di pasti scolastici, ricorda il documento vaticano, un numero che dovrebbe devastare ogni coscienza. Poi c’è l’aumento della violenza domestica soprattutto per le bambine e le ragazze che stanno correndo un rischio enorme. Ma c’è soprattutto il disorientamento degli bambini e degli adolescenti con le relazioni in crisi, accumulo di tensioni che si scaricano in comportamenti più violenti o all’opposto nel ritiro sociale. Basta poco perché il malessere personale diventi malessere collettivo. Il vaccino può cambiare il destino delle generazioni. È una questione di giustizia.

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