Il caso Rai: il populismo
è ancora tra noi

Non è ancora tramontato il populista in chief Beppe Grillo che già si profila il candidato alla sua successione, Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, il re dei social, incoronato da 11 milioni di followers. Non facciamoci prendere da sconforto per il declino inglorioso del più illustre banditore dell'antipolitica della storia italiana. Non resteremo orfani. C’è già pronto il suo erede. Il comico genovese s’era fatto largo promettendo quello che nessun rivoluzionario aveva osato mai promettere: aprire il Parlamento come una scatola di tonno. Ora il rapper di Buccinasco si fa avanti per raccorglierne il testimone. Ha cambiato solo il bersaglio da abbattere.

Indossando i panni del cavaliere senza macchia e senza paura, dal palco del concerto del Primo maggio è partito, lancia in resta, all’attacco della – a suo parere - vera roccaforte della casta: non più il Parlamento, ma la Rai. È quello il forziere dei partiti da aprire come una scatola di tonno. Ha scoperto, infatti, che la televisione di stato è lottizzata dai partiti. Oibò! Buon per lui, che è arrivato a scoprire all’alba del 2021 quello che gli italiani sanno da sempre! Non sarebbe un gran guaio il suo stupore, se non fosse che i partiti gli sono andati dietro. Invece di disporsi sul banco degli accusati, si sono affrettati a mettersi dalla parte degli accusatori. Hanno puntato il dito contro i dirigenti Rai, come se non sapessero che sono stati proprio loro a nominarli, per poi condizionarli. Il colmo della dissociazione riguarda Pd e Cinquestelle. Hanno trattato Rai 3, che ha trasmesso il concerto del Primo maggio, come se fosse la rete in quota alla destra.

A dire il vero, fanno il pesce in barile un po’ tutti i partiti: quelli che applaudono Fedez (Letta e Di Maio) e quelli che si limitano a lusingarlo (come Salvini che gli offre un caffè). Non si sono mai accorti di come sia strano il nostro servizio? Non c’è talk show, nel quale i presenti, dall’ospite agli interlocutori, non sottostiano a un accordo preventivo, quando addirittura non siano direttamente promossi dai partiti. In questo bailamme, di colpo i politici promettono di fare della televisione di Stato un modello d’informazione di qualità e d’indipendenza, una sorta insomma di nostrana Bbc. Nel frattempo, però, si apprestano a spartirsi le nomine dei vertici Rai prossimi al rinnovo, rinviando la riforma a tempi migliori.

Resta singolare al giudizio, il personaggio protagonista dello scandalo, come singolare è stato il tema messo al centro della denuncia. Fedez dal palco del concerto ha eletto a tema del giorno il progetto di legge Zan sull’omotransfobia e nessuno ha avuto alcunché da obiettare sul fatto che quello era pur sempre il giorno del Primo maggio.

Invece di concentrarsi sulle, pur intollerabili, uscite omofobiche di politici in odio agli omosessuali, non era il caso di restare sul tema del lavoro, che vive una delle stagioni più drammatiche della storia repubblicana?

Il fatto è che i partiti, paradossalmente anche quelli che hanno inalberato la bandiera della lotta al populismo antipolitico, ne sono stati contaminati. Anche per loro, più degli ideali contano i like, più degli iscritti i followers, più di un’idea di futuro una sintonia complice con le suggestioni del momento. Il populismo, l’antipolitica - prendiamone atto - sono tra noi, dentro di noi. Difficile combatterli se siamo noi stessi i primi ad esserne intossicati.

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