Nuovo stabilimento, Bianchi accelera sulla sede del futuro

La scelta di adeguare Treviglio è la prima opzione, ma non unica. In gioco un’altra località bergamasca e due nel Milanese. Scalzotto: «Entro 30-40 giorni chiuderemo le trattative».

È pronta a investire 30 milioni di euro per un nuovo impianto con cui quadruplicare gli attuali volumi produttivi. Cercherà 100 nuovi collaboratori da inserire al proprio interno, aumentando del 50% la propria forza lavoro. Intende riportare in Italia la sua produzione, con un’operazione di back-reshoring totale. Tuttavia, non è scontato che «la Bianchi» rimanga a Treviglio.

Lo storico marchio ciclistico nato a Milano 136 anni fa e che 50 anni fa si è insediato nella Bassa Bergamasca trovando qui gli ingranaggi per affermarsi come una delle aziende più famose al mondo nel comparto ciclistico, ha urgente bisogno di crescere e svilupparsi in modo da rispondere alla domanda di un mercato in piena espansione. L’attuale sito produttivo di Treviglio, dove lavorano 180 persone in grado di assemblare e completare 250 biciclette al giorno, non è più sufficiente per soddisfare l’incremento di richieste, con ordini già in portafoglio da qui a due anni. L’azienda sta cercando una soluzione, che passa necessariamente da un nuovo insediamento industriale: «Nel giro di 30–40 giorni – annuncia Fabrizio Scalzotto, l’amministratore delegato di Bianchi che fa capo al gruppo svedese Grimaldi AB – siamo intenzionati a chiudere le trattative e a prendere una decisione: vogliamo fortemente restare a Treviglio, ma stiamo valutando quattro diverse soluzioni, un’altra nella Bergamasca e due nel Milanese».

La fabbricazione di componenti

Il ceo, considerato da Forbes uno dei Top-100 manager d’Italia, anticipa a L’Eco di Bergamo la strategia di sviluppo delineata da Bianchi: «Al fondo c’è la volontà di riportare in Italia l’intera produzione, oggi dislocata in vari impianti fra Turchia, Cina e altri Paesi». Accorciare la supply chain in modo da evitare i problemi di approvvigionamento, controllare l’intera filiera produttiva per spostare continuamente verso l’alto l’asticella della qualità, sfruttare al meglio know-how e professionalità storicamente presenti in Italia, sono tutte ragioni che Bianchi condivide con le altre imprese che riportano le loro produzioni nel nostro Paese. Ma a queste l’azienda produttrice di biciclette aggiunge l’intenzione di produrre in proprio alcune componenti come ruote e manubri fino ad oggi acquistate da fornitori.

Linea con zone robotizzate

«Abbiamo quindi bisogno – prosegue Scalzotto - di cambiare in profondità la nostra organizzazione interna e il primo passo necessario da compiere è quello di installare un nuovo impianto produttivo. Si tratta di una linea derivante dal settore automotive, automatizzata e dotata di zone completamente robotizzate: occuperà quasi 10 mila metri quadrati e ci consentirà di produrre più di mille biciclette al giorno. Stiamo cercando un sito adeguato alla sua installazione e al suo avviamento».

L’ipotesi di restare nell’attuale sede di Treviglio, adeguandola a dovere, è solo una delle quattro possibilità che Scalzotto e la proprietà di Grimaldi AB stanno vagliando: «Il fabbricato nel quale ci troviamo attualmente ha dimensioni e superfici sufficienti, ma necessita di un profondo intervento di riqualificazione e adeguamento, costoso tanto quanto costruirne uno ex novo. Se dovesse prevalere quest’ultima soluzione, stiamo valutando un’alternativa in provincia di Bergamo e due in provincia di Milano. Tuttavia la nostra prima scelta sarebbe quella di restare dove siamo cresciuti e ci siamo affermati a livello internazionale come il marchio di biciclette più iconico al mondo, entrando nell’immaginario di ogni appassionato di ciclismo, e non solo».

La decisione è imminente e sarà presa tra fine giugno e l’inizio di luglio: «Il confronto con il main contractor che realizzerà l’impianto è costante e non possiamo rinviare ulteriormente perché tra venti mesi la nuova linea produttiva dovrà essere in funzione, visto che stiamo raccogliendo ordini per il 2023. Dovremo anche assumere nuovi dipendenti e collaboratori: abbiamo calcolato di un fabbisogno di almeno cento nuovi lavoratori».

Il coraggio di non fermarsi

Di impianti simili a quello su cui Bianchi ha deciso di puntare ne esistono pochi altri al mondo: un paio in Europa, gli altri in Cina «La sfida che dobbiamo vincere – prosegue l’amministratore delegato Scalzotto – è riuscire a soddisfare un mercato in fortissima espansione. Ogni segmento di mercato è in crescita, le biciclette elettriche rappresentano ormai la metà delle nostre vendite, ma per Bianchi l’obiettivo è più ampio: vogliamo produrre biciclette per tutti, dall’agonista all’amatore più sofisticato, dal ragazzo che sogna di diventare campione a chi oggi sceglie la bicicletta come mezzo per la propria mobilità sostenibile in città».

L’azienda punta a una «decisa crescita» anche nel 2021 dopo che negli ultimi tre anni il fatturato è cresciuto del 15, 20 e 25%. «Un anno fa, durante il primo lockdown – ricorda il ceo, Scalzotto – eravamo tutti a casa, avevamo problemi di liquidità come ogni altra azienda, eravamo avvolti da dubbi e incertezze, ma non abbiamo avuto paura e abbiamo deciso di non annullare gli ordini già staccati ai nostri fornitori. Questo ci ha consentito, nel 2020, di non risentire dei problemi di approvvigionamento che hanno rallentato tutto il manifatturiero e di rispettare gli obiettivi di produzione e di consegne che ci eravamo prefissati. Ci è servito insomma quel coraggio – conclude Scalzotto – che la gente bergamasca ci ha insegnato. Una storia che noi vogliamo continuare».

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