«L’inflazione brucerà 10 miliardi». Le stime di Confesercenti: rivedere le aliquote fiscali

L’ANALISI. L’impatto dell’inflazione sul potere di acquisto «incide sulla crescita dei consumi e potrebbe depotenziare, di fatto, gli eventuali benefici della riforma fiscale in arrivo», è l’allarme lanciato da Confesercenti.

«Il tasso di inflazione rimarrà sopra il 2% fino al 2025, erodendo la capacità di spesa delle famiglie, frenando la ripresa dei consumi e depotenziando gli effetti positivi del previsto alleggerimento fiscale; «rischia di bruciare in tre anni 10 miliardi di euro di potere d’acquisto delle famiglie», avverte Confesercenti, con una sua stima che sottolinea anche l’impatto sul fisco: «Un assaggio lo si sta avendo con il taglio del cuneo fiscale predisposto dal governo, in parte sarà eroso proprio dal fisco. Bisogna dunque rivedere la struttura delle aliquote per annullare gli effetti negativi del fiscal drag, o si rischia di depotenziare l’impulso che la riforma fiscale in preparazione potrebbe produrre sulla capacità di spesa delle famiglie».

L’impatto dell’inflazione sul potere di acquisto «incide sulla crescita dei consumi e potrebbe depotenziare, di fatto, gli eventuali benefici della riforma fiscale in arrivo», è l’allarme lanciato da Confesercenti. L’era della bassa inflazione, infatti, - viene sottolineato nell’analisi - sembra ormai del tutto terminata. La stima è di «un tasso di aumento dell’indice dei prezzi del +5,7% nell’anno corrente, del +3,8% nel 2024 e del +2,8% nel 2025. Solo nel 2026 si dovrebbe assestare sul +2%, la soglia comunemente considerata come obiettivo per la stabilità dei prezzi. Un punto d’arrivo, comunque, quadruplo rispetto al tasso medio di inflazione del +0,5% che si è registrato nel quadriennio 2016-2019, prima della pandemia. E’ «Uno scenario che avrà conseguenze importanti sul potere d’acquisto delle famiglie: considerando anche la perdita già maturata nel 2022, la compressione subita dalla capacità di spesa delle famiglie ammonterebbe, nella media 2022-2025, al 16% del reddito disponibile» Nel confronto con il «quadriennio 2016-2019, l’erosione di potere d’acquisto provocata dall’inflazione era stata in media dell’1,5%».

L’impatto inflazionistico «sta inoltre rallentando il recupero dei livelli di consumo pre-pandemici e si allontana sempre di più anche l’obiettivo di recuperare i livelli precedenti alla crisi finanziaria internazionale». Questo scenario - avverte quindi Confesercenti - «impone un aggiustamento di rotta anche per l’agenda di politica economica, a partire dal fisco. Bisogna dunque rivedere la struttura delle aliquote per annullare gli effetti negativi del fiscal drag, o si rischia di depotenziare l’impulso che la riforma fiscale in preparazione potrebbe produrre, in condizioni di stabilità dei prezzi, sulla capacità di spesa delle famiglie».

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