A 23 anni negli Usa: «Ragazzo alla pari, imparo l’inglese e giro il mondo»

Bergamo senza confini. Mattia Taramelli da Levate è volato in California. «Professionista nel volley, poi lo stop con la pandemia». La partenza per la contea di Orange della serie tv «The O. C.».

Le giornate scandite dagli studi universitari, gli allenamenti di pallavolo e poi la decisione di lasciare tutto e partire per l’America. Mattia Taramelli, 23enne (24 ad aprile) di Levate, da giugno 2022 vive infatti negli Stati Uniti, a Newport Beach, nella contea di Orange, in California, località resa celebre dalla serie tv «The O.C.» (a solo un’ora da Los Angeles). Lì lavora come «ragazzo alla pari» (Au Pair) per una famiglia locale, grazie al progetto «Cultural Care».

«Ho frequentato cinque anni di Relazioni internazionali per il Marketing all’istituto “Bortolo Belotti” di Bergamo – inizia a raccontarsi –, e dopo aver ottenuto il diploma, dal punto di vista scolastico mi sono fermato per un paio di anni. Ho seguito la passione per la pallavolo, sport che pratico da quando ho nove anni. All’età di diciassette anni, è diventata anche una professione, e così mi sono spostato in giro per l’Italia. Per un anno ho vissuto nelle vicinanze di Roma, e poi gli anni successivi sono tornato al Nord, a Garlasco, in provincia di Pavia. Lì ho iniziato un percorso che mi ha portato a diventare anche allenatore di pallavolo, e così ho avuto la possibilità di entrare nelle scuole, durante la lezione di educazione fisica, come esperto di pallavolo».

2022 ho iniziato a pensare all’idea di partire per un po’. Premetto che è un’esperienza che ho sempre desiderato fare, e di cui sono venuto a conoscenza tramite mia sorella che ha fatto la “ragazza alla pari” in America per due anni, tra il 2016 e 2018. Ho sempre avuto il sogno di poter venire a fare un’esperienza in America un giorno, e il progetto di “ragazzo alla pari” mi dava la possibilità di far combaciare tutte le mie passioni: quella per la lingua inglese, viaggiare e lavorare con i bambini»

«Era inoltre un periodo di sconforto e di dubbi, riguardo la vita che stavo facendo in Italia, così mi sono lanciato e per una volta ha messo da parte la pallavolo e abbandonato momentaneamente gli studi. Si tratta poi di un progetto che si può vivere tra i 18 e i 26 anni, e non volevo più aspettare: sarebbe stato brutto avere il rimpianto di non averlo fatto. Ho così iniziato il processo di selezione con “Cultural Care”, la stessa realtà alla quale si era affidata mia sorella. È stato creato un mio profilo e le famiglie, alla ricerca di un “Au Pair”, potevano selezionarmi e avere un colloquio conoscitivo».

Dopo pochi giorni, la chiamata di una famiglia interessata, proprio quella che tuttora lo ospita. «Sono stato molto fortunato – confessa –: ho subito notato che il profilo era interessante e successivamente ho avuto modo di parlare prima con i genitori e poi con i bambini. Nel giro di una settimana non avevamo già più nessun dubbio. Eravamo giusti l’uno per l’altro. Non ho dunque esitato e ho accettato di andare da loro, benché non avessi un termine di paragone con un’altra famiglia, ma sentivo che era la scelta giusta. E così è stato: nel giugno 2022 la partenza verso la California. Ed eccomi ancora qui. Le aspettative erano altissime e tutte sono state mantenute. Mi ritengo molto fortunato, sto vivendo una vita da sogno».

«Mi prendo cura di due adolescenti - età 15 e 16 anni - con i quali ho un rapporto meraviglioso. Li considero i miei fratellini e loro mi considerano il loro fratello maggiore. Il mio inglese è migliorato notevolmente, e ho avuto modo di viaggiare molto e di conoscere tantissime persone, molte delle quali sono qui come me a fare la stessa esperienza. Gente che proviene da tutto il mondo. Uno scambio culturale incredibile. Sono partito dall’Italia con la consapevolezza che sarei rimasto almeno per un anno, e ora invece ho appena preso la decisione di fermarmi negli Stati Uniti per un altro anno. Cambierò famiglia, mi piacerebbe spostarmi sulla “East Coast” e vivere un’esperienza diversa. La mia permanenza, ad ora, è prolungata fino a luglio 2024».

«Non è sempre semplice convivere con una famiglia che non è la tua, e vivere questa esperienza lontano da tutto e da tutti – spiega –. Ci sono stati pochi momenti in cui ho sentito la mancanza di casa. Il momento più difficile è stato vivere le festività natalizie lontano da casa, ma è stato solo un momento, solo uno tra mille altri stupendi. Dell’Italia mi manca la mia famiglia, i miei amici, il cibo e fare aperitivo. L’Italia rimane sempre casa mia, ma qui sto cercando di trovare la mia strada e di prendere consapevolezza sulla persona che sono e di quello che voglio diventare. Sono qui per riscoprire me stesso. E questo è il vantaggio di vivere questa esperienza. Il posto in cui vivo mi offre la possibilità di scoprire lati del mio carattere e abilità che non pensavo di avere».

Diversa, rispetto all’Italia, la vita quotidiana. «Gli americani sono famosi per il loro modo frenetico di lavorare senza pause. Beh, ovviamente anche il cibo è molto diverso, anche se la mia “host family” vanta di un’ottima cuoca che cucina piatti salutari e deliziosi. Le abitudini e la routine quotidiana sono molto differenti rispetto a casa. Qui si svegliano molto presto, e si cena intorno alle 18.30. Entro le 22 tutti dormono. Anche durante il fine settimana, bar e discoteche non chiudono oltre le 2 del mattino. Qui vivo in un paradiso, la contea di Orange è una zona molto ricca. I prezzi sono altissimi. Vivere qui senza avere qualcuno alle tue spalle che ti aiuta è impossibile. Il programma fornisce infatti la possibilità di vivere con la famiglia ospitante, che provvede a vitto e alloggio. Il clima oserei dire che è perfetto. Il sud della California vanta un clima mite-caldo dodici mesi l’anno: in estate fa caldo, ma non c’è umidità e il vento che arriva dall’oceano rinfresca. L’inverno qui non esiste; si abbassano leggermente le temperature ma ci sono stati giorni di dicembre in cui sono uscito in pantaloncini e maglietta».

«Sono giovane, una volta tornato valuterò se proseguire gli studi, cambiare facoltà oppure continuare semplicemente a viaggiare. Il mio sogno sarebbe quello di riuscire a far combaciare viaggi e lavoro. Ad ogni modo ho ancora un anno per pensare a cosa “vorrò fare da grande”. Mi piace tenermi aperte più opportunità possibili. Grazie di cuore alla mia famiglia che mi ha sempre supportato e sostenuto nelle mie scelte».

Bergamo senza confini

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero: è il progetto Bergamo senza confini promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Info a [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA