Storie di un seppellitore, un commerciante e di una mamma eroica

Abbiamo seguito i suggerimenti dei nostri lettori e portato alla luce le storie di alcuni personaggi che hanno lasciato un’impronta significativa nelle famiglie e nelle comunità che hanno abitato. Eccole. Continuate a scriverci a [email protected]

Carlo Appiani, custode del cimitero di Osio e seppellitore

Quanti hanno avuto modo di conoscere e di ammirare la bontà d’animo e la generosità di Carlo Appiani di Osio Sotto, avranno certamente appreso con viva commozione la notizia della sua cosi improvvisa quanto fulminea dipartita. Appiani aveva 60 anni ed era stato ricoverato da pochi giorni fa all’ospedale Maggiore in seguito a dei disturbi che dovevano poi rivelarsi fatali.

Con Appiani a Osio Sotto è scomparsa nel marzo 1967, una cara figura di cittadino probo e di padre esemplare. Di animo sensibile e cordiale, era sempre pronto a una parola buona di incoraggiamento per chi ne aveva bisogno, mai lesinando all’occorrenza anche in aiuti sostanziosi. Aveva improntato la sua vita alla rettitudine più convinta. Alla famiglia s’era dedicato con tutto il suo affetto, così pure al suo caro genero Carlo Sciola, che amava come un figlio e che era stato già duramente colpito pochi mesi fa dalla morte della mamma Rosa Sciola e della cugina Luigina, entrambe decedute dello stesso male inguaribile. Niente riusciva a smuoverlo dall’intimità della sua casa, se non qualche concerto con il suo complesso bandistico del “Modestì”nei vari paesi della Bergamasca.

Lavoratore integerrimo, dopo aver esercitato diversi mestieri, da molti anni aveva avuto l’incarico del comune di custode del cimitero e seppellitore. Ma Appiani non si limitava al solo lavoro, la sua grande buona volontà lo portò a realizzare da solo diversi lavori di restauro e di generale trasformazione del cimitero. In silenzio e in serenità come visse, Carlo Appiani si è spento lasciando un gran vuoto.

Giuseppe Zambaldo, «il Bepi della cooperativa»

Il 3 gennaio 1958 la pagina delle necrologie de l’Eco pubblicava l’annuncio della morte di Giuseppe Zambaldo, 57 anni, di Dalmine. Giuseppe, meglio conosciuto come il «Bepi della cooperativa», fu l’artefice del successo della Cooperativa di consumo sorta nel 1934 per dare l’opportunità alle migliaia di dipendenti della Dalmine spa (adesso Tenaris) di acquistare i prodotti alimentari a prezzi calmierati.

L’ impulso commerciale dell’esercizio crescente di anno in anno consentì a Zambaldo (promosso da banconiere a direttore) e ai circa 50 collaboratori, tra commessi e amministrativi, di rivestire un ruolo indispensabile per l’ intera comunità dalminese. Specie nel lungo periodo della seconda guerra mondiale e in quello appena successivo la Cooperativa fu il principale punto di riferimento per le maestranze dello stabilimento siderurgico per la provvista del cibo quotidiano. Così il Bepi gestì per quattro lustri una attività che ancora in molti ricordano.

Anche sotto l’ aspetto economico i bilanci della Cooperativa, nonostante fossero predominanti i contenuti sociali e di solidarietà, erano in attivo con gli utili ripartiti tra gli stessi consumatori. Si parlava di incassi giornalieri notevoli, tanto che a Zambaldo fu rilasciato il porto d’ armi quale “paracadute” durante il trasporto del denaro alla vicina agenzia della Banca Provinciale Lombarda. Ancor oggi numerosi i figli di quella generazione ricordano che da bambini accompagnavano le mamme a comprare nella Cooperativa pane, vino, alimentari, frutta, verdura. Adesso nei locali allora occupati dalla Cooperativa adiacente alla storica Torre del Suardi, si trova un ristorante.

Alaide Poggi ved. Taviani, madre di Nello Taviani per tutti la «Madama»

Nella Clinica di Ponte San Pietro dove era stata ricoverata da pochi giorni, è deceduta il 29 dicembre 1969 Alaide Poggi ved. Taviani che abitava in via S. Orsola a Bergamo.

Riportiamo un ricordo pubblicato sulle pagine de L’Eco di Bergamo e scritto da un anonimo cronista che ha ripercorso la vita di questa donna coraggiosa che è stata la madre nel pittore Nello Taviani, morto a Bergamo nel 1995, artista non udente che ha espresso la sua sensibilità artistica concentrando nella pittura le proprie sensazioni visive. «Giorni or sono ebbi modo si sentirla al telefono con quella tipica chiacchierata pisana e, la sua calda voce, nulla lasciava presagire una fine così imminente. In città tutti la chiamavano “Madama” e la sua è stata una figura tutta particolare di sposa e di madre: piacevole, ma risoluta, magnanima, ma suscettibile, amorosa, ma gagliarda, e di una fede tutta sua. Ebbe una vita non certo serena, anzi difficile. Venne a Bergamo nel 1924 per seguire il marito Angelo impiegato alla Direzione delle Poste Centrali da dove venne allontanato nel 1938 per i suoi principi contrari al regime (ritornò all’Amministrazione nel 1948). Passò duri anni gestendo una pensione nella quale ospitò numerosi professionisti, impiegati e operai che ebbero modo di apprezzare il suo animo schietto. Nel 1937 morì eroicamente in Africa Orientale il figlio Corrado (Tenente Medaglia d’Argento al Valori Militare), perdita che lasciò in lei un vuoto incolmabile».

« Nel 1950 le morì il marito dopo una lunghissima e dolorosa malattia e restò con il figlio Nello, pittore sordomuto. In questi ultimi anni le sue ansie e le sue preoccupazioni erano rivolte al figlio, finché da poco tempo riuscì ad occuparlo in un ufficio statale. Cessato anche questo cruccio, il Signore l’ha chiamata a sè per farla incontrare nel regno dei Giusti con il figlio Corrado e con il marito a concederle il meritato riposo. L’Eco di Bergamo esprime al figlio Nello, alla sorella e ai parenti tutti, tra i quali il Ministro Onorevole Emilio Taviani, le cristiane condoglianze».

Ognivitaunracconto

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