Sette anni dopo
L’Aquila crolla ancora

Crolli continui alla «New Town», costruita per ospitare gli sfollati dopo il terremoto che devastò L’Aquila nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009. Il bilancio finale era stato di 309 vittime e oltre 1.500 feriti; la quasi totale evacuazione della città portò a 65.000 il numero dei senza casa. Ora, a distanza di sette anni, le persone che non hanno ancora un tetto sono circa novemila.

Nella frazione Arischia gli alloggi del «Progetto C.a.s.e.» - la «New Town» - sono già stati dichiarati inabitabili, cioè pericolanti. L’Aquila è crollata con il terremoto del 2009, ma continua a sgretolarsi giorno dopo giorno sotto il peso della ricostruzione mancata. Forse era già tutto in quella risata intercettata nella notte tra il 5 e il 6 aprile, finita agli atti dell’inchiesta «Grandi Opere», con l’imprenditore Piscicelli che scherzava con il cognato Gagliardi per gli affari in vista. Era già tutto nella falsa commozione dell’ex prefetto Giovanna Iurato, anche lei intercettata in un’altra inchiesta mentre rideva delle sue finte lacrime per i bambini sotto le macerie.

Ora sono passati sette anni. Sono stati spesi dodici miliardi. L’Aquila è il cantiere più grande d’Italia: oltre 810 sono i lavori aperti tra periferia e centro storico, dove se ne contano 350, con settemila operai attivi nei 56 Comuni del cratere sismico, secondo i dati della Cassa edile. La ricostruzione resta un inquietante buco nero che ha bruciato finora, stando alle stime di alcuni esperti, più soldi di quella dell’Irpinia, dove il terremoto del 1980 fece 2.914 morti e distrusse cento Comuni.

Certo: buona parte della periferia è stata ricostruita. Il centro storico però è stato riedificato al 50 per cento. La Procura dell’Aquila ha dovuto aprire circa duecento fascicoli legati alla ricostruzione. Si va dalle infiltrazioni mafiose dei casalesi - ovvero Gomorra - alle tangenti sugli appalti, alla turbativa d’asta per le forniture. Con l’aggiunta dell’inchiesta sui crolli della <New Town> che doveva offrire un tetto a circa ventimila sfollati ed è costata oltre un miliardo di euro. Le nuove case antisismiche non hanno retto neppure la pioggia: un immenso patrimonio edilizio di 4.600 alloggi divisi in 185 edifici voluto con troppa fretta e in totale assenza di pianificazione urbanistica.

Quanto costa al Comune dell’Aquila mantenere e gestire questo patrimonio immobiliare post-sisma? Secondo l’assessorato al Bilancio, almeno 3,5 milioni di euro l’anno, forse anche di più, considerando che molti di questi immobili cadono a pezzi, compromessi da infiltrazioni di acqua e di umidità e da difetti di costruzione su cui non si può intervenire. E molti restano vuoti perché non abitabili, o perché sono scomodi: nessuno vuole più andarci. Un disastro nel disastro.

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