La storia delle Mura
ora è anche un eBook

Sapreste riconoscere Bergamo senza le sue mura? Immagino che sarebbe un po’ come cercare di identificare la foto di un attore famoso con i lineamenti sfuocati o cancellati.

Sarebbe una visione capace di disorientare non soltanto chi ci vive e la frequenta, ma anche chi ha imparato a conoscere i suoi profili suggestivi che ne fanno una delle città più caratteristiche d’Italia. Ma le mura di Bergamo non sono soltanto vecchia pietra e belle vedute per selfie ad effetto, le mura sono storia solida che ancora oggi non esita a raccontarsi. E tra i suoi ascoltatori c’è Luca Stefano Cristini, editore e divulgatore storico di Zanica che proprio per la sua casa editrice, la Soldiershop, ha dato alle stampe il volume «Le mura di Bergamo e la guarnigione veneta tra ’500 e ’600». L’approfondita pubblicazione ora è diventata un pratico eBook che conserva il testo e parecchi elementi grafici del libro cartaceo, offrendo ai lettori su reader o tablet un prodotto apprezzabile e «portatile».

Il racconto di Cristini prende le mosse dalla volontà della Repubblica di Venezia di costruire delle mura a garanzia dei suoi possedimenti in terra bergamasca, in modo da trasformare la città, che occupava una posizione strategica di interesse, in un baluardo pronto a fronteggiare eventuali attacchi. Città alta era, ed è, in una posizione privilegiata, un punto d’osservazione dal quale non può sfuggire un esercito in avvicinamento e quindi occorreva trasformare il centro abitato in una roccaforte.

Il passaggio non fu semplice e soltanto nel 1561 il conte Sforza Pallavicino, governatore generale della Serenissima, diede impulso alle opere necessarie alla costruzione delle mura incaricando dello studio l’architetto Bonaiuto Lorini. Si trattava di un progetto complesso, che pure sfruttava le naturali inclinazioni del luogo, ma si dovevano anche abbattere case, smontare chiese, occupare proprietà private. E l’impresa richiedeva parecchio personale: si parla di 3.760 manovali, 263 scalpellini (detti spezzamonti), 147 muratori e 46 falegnami (i marangoni), più una quarantina di sovrintendenti e circa 600 soldati di vigilanza.

Le mura vennero completate nel 1590 con diverse variazioni in corso d’opera e non poche modifiche sensibili rispetto all’impianto originario. Cristini osserva che le attenzioni di Venezia, proprio in quel periodo, si volgevano a Oriente e su altre rotte, abbandonando le contese terrestri con le potenze di Francia e Spagna per il predominio in Lombardia. In sostanza le mura e l’apparato difensivo di Bergamo non vennero mai messe alla prova del fuoco.

Con il tempo terrapieni e trincee vennero eliminati, così come gli spazi delle cannoniere caddero in disuso. In un certo senso fu un bene perché i tratti della città lungo i 5.400 metri di perimetro difensivo non furono mai deturpati da cicatrici belliche, bensì da trasformazioni dettate da esigenze di carattere civile e architettonico. Un apposito capitolo del libro descrive passo per passo il percorso delle mura, ciò che si può vedere e quanto occorre immaginare per compiere un suggestivo tuffo nel passato di Bergamo. L’autore poi spiega come era organizzata la guarnigione incaricata delle difese cittadine, le armi e le uniforme, descritte in apposite tavole a colori. Il tutto compendiato con piccole biografie dei protagonisti dell’impresa “muraria” che ha reso inconfondibile lo sguardo di Bergamo.

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