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Un percorso verso il Monte Golla e uno splendido balcone affacciato sul mondo

Articolo. Partendo da Gorno, un itinerario di 14km con 1000m di dislivello adatto a tutti, fra baite, miniere e, nelle giornate più limpide, la vista degli Appennini

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Pozza d’acqua nei pressi del rifugio Golla

Il monte Golla ha rappresentato per me, molti anni addietro, il battesimo dello sci alpinismo. Delle escursioni fatte negli anni con l’amico Ricki, conservo sempre il ricordo di paesaggi solitari e incontaminati. Tuttavia non ho mai avuto l’occasione di visitare quei luoghi senza la neve. Ecco presentarsi l’opportunità, qualche settimana fa, per una scorribanda estiva. L’itinerario qui descritto, per difficoltà, lunghezza e dislivello (14km con 1000m di dislivello) è adatto a tutti e può essere completato anche in mezza giornata.

Raggiungiamo l’abitato di Gorno, in val del Riso, terra secolare di miniere e minatori. Entriamo in paese e lo superiamo seguendo la carrozzabile che sale all’alpe Grina (indicazioni per rifugi alpini/aree minerarie). Raggiunta quota 1020, in corrispondenza di un ampio tornante detto curva delle guardie si notano alcune recenti panchine panoramiche. Lasciamo l’auto in una delle numerose piazzole e intraprendiamo il cammino seguendo l’indicazione del sentiero CAI n°262 – baita Golla.

Il primo tratto percorre una ripida strada cementata immersa in un bel bosco di faggi, poi diviene un sentiero che, tra boschetti e pascoli, costeggia alcune baite fino a raggiungere la baracca mineraria Zuccone. Questo primo tratto non è ben segnalato, ma per non sbagliare basta mantenersi sul percorso più evidente e logico. Giunti nei pressi della baracca, anziché seguire l’invitante sentiero minerario che procede a mezza costa in direzione nordovest, pieghiamo a destra e raggiungiamo la baita Zucco (1240m).

Superiamo la baita senza farci ingannare dalla deviazione che risale i pratoni soprastanti e proseguiamo mantenendoci in piano. In pochi minuti si raggiunge, nei pressi della baita Palazzo, una ampia sella dove incrociamo lo sterrato che sale da Premolo. Tale strada viene chiamata strada di orsei. Alla sella ritroviamo le indicazioni sentieristiche. Siamo nel cuore della zona mineraria di Belloro, circondati tutt’intorno dalle boscose e armoniche cime di Belloro: il sottosuolo è un intricato reticolo di gallerie esplorative utilizzate per l’estrazione di calamina, blenda e galena. Dalla lavorazione di questi preziosi minerali si ricavavano zinco, piombo e, in piccolissima percentuale, anche argento. L’attività estrattiva era presente in zona ancora nella seconda metà del novecento e coinvolgeva i territori di Gorno, Premolo e Parre. Un pannello informativo racconta che nel 1976 lavoravano nel sottosuolo ancora 48 operai. L’ultimo cantiere venne chiuso a Parre nel 1981. A chi fosse interessato mi sento di consigliare, previa prenotazione, la visita guidata all’ecomuseo delle miniere di Gorno.

Seguiamo la strada di orsei procedendo in leggera discesa per qualche centinaio di metri, fino ad imboccare l’evidente sentiero che si diparte sulla sinistra. Il percorso procede in leggera salita addentrandosi in un bel bosco ombroso, dove faggi e conifere si alternano in armoniosa simbiosi. Ancora pochi minuti e sbuchiamo, con grande meraviglia, nella suggestiva radura chiamata piazza di Golla, un ampio pascolo di transumanza utilizzato dalle mandrie due volte nella stagione: a luglio, come tappa intermedia per raggiungere i pascoli più alti, e a settembre, sulla via di ritorno. È un angolo di quiete che invita ad una sosta contemplativa.

Il sentiero procede in direzione nord, seguendo la naturale direzione della valletta che chiude la radura. Conviene ora avanzare in religioso silenzio perché la presenza di alcune pozze d’acqua consente di scorgere, nelle ore più fresche della giornata, eleganti caprioli intenti ad abbeverarsi e, con un po’ di fortuna, anche alcuni maestosi esemplari di cervo. Risaliamo circospetti la valletta e in breve raggiungiamo la baita Casere (1360m). A darci il benvenuto è un magnifico faggio secolare.

La salita, mai ripida, ci conduce oltre il limite del bosco fino a una bella conca pascoliva ove incontriamo la baita Foppelli (1610m). Manteniamo la destra e, seguendo le indicazioni per la baita Golla (sentiero CAI n°260), percorriamo un traverso in leggera salita e raggiungiamo il crinale in corrispondenza di una grande pozza d’acqua. Risalito per un breve tratto il crinale, scorgiamo poco lontano la baita Golla (1756m), recente costruzione adibita a rifugio privato del CAI di Leffe (generalmente è aperto nei fine settimana estivi).

Raggiunta la baita consiglio di proseguire il sentiero che, in poche decine di minuti, conduce alla bocchetta di Golla (1903m) e alla vicinissima cima di Golla (1983m). L’occhio spazia compiaciuto dalle cime circostanti fino alla pianura. Ad accoglierci sulla cima un bel gregge di capre incuriosite dalla nostra presenza.

Torniamo sui nostri passi fino alla baita di Golla. Ora seguiamo le indicazioni per il bivacco Mistri (1790m) procedendo verso nord, tra doline, cespugli di rododendri e un solitario abete che, con fierezza, ci indica la giusta direzione. Ancora un poco ed entriamo nella valle dell’Orso: nascosta tra le cime circostanti si presenta selvaggia e solitaria.

Di fronte a noi il bivacco, ben protetto dalle pendici meridionali del monte Grem. Pochi sanno che, qualche metro sotto il bivacco, si trova una angusta cavità naturale scavata nella roccia calcarea in cui è presente una piccola pozza d’acqua freschissima. La risorgiva è protetta da una griglia in ferro, con annessa caraffa metallica. In questa zona, così avara di acque sorgive, l’invito all’assaggio giunge spontaneo. Nessun cartello ne garantisce la potabilità, tuttavia, posso testimoniare di aver gustato quell’acqua con tanta soddisfazione e senza subire conseguenza alcuna.

Il bivacco Mistri, di proprietà del comune di Gorno, è dotato di un piccolo locale invernale sempre aperto, ideale riparo in caso di maltempo. Cambiamo decisamente direzione seguendo le indicazioni per il sentiero CAI n°263. Il percorso in leggera discesa diviene sempre più panoramico sulla vallata e, seguendo un facile ma suggestivo filo di cresta, si raggiunge in poco tempo il bivacco Telini (1647m).

Siamo su uno splendido balcone affacciato sul mondo: alla nostra sinistra compare elegantissima la Presolana che pare giochi a nascondino con i profili innevati delle cime del gruppo dell’Adamello; poi, a volo d’angelo, si corre fino alla pianura e, nelle giornate più limpide, ecco comparire anche gli Appennini; più a destra spicca la frastagliata cresta del monte Alben. La sosta è d’obbligo. Il bivacco, su cui veglia una bella statua della Madonna, è gestito dal gruppo alpini di Gorno ed è dotato anch’esso di un piccolo locale invernale per le emergenze (da non perdere la festa del bivacco la quarta domenica di agosto).

Continuiamo la discesa che ora si fa più ripida e raggiungiamo, tra belle radure e pozze d’acqua, la forcella alta (1430m). Il sentiero prosegue ora deciso sul versante della valle del Riso e in poco siamo al posteggio, al termine della strada asfaltata che abbiamo percorso precedentemente in auto. Seguiamo a ritroso la strada per un chilometro circa fino a tornare al punto di partenza.

P.S. Il percorso può essere effettuato anche partendo dal posteggio al termine della strada asfaltata. Si segue il sentiero CAI n. 260 che si ricollega al sentiero n° 262 all’altezza della baita Casere, senza però transitare dalla suggestiva radura di piazza Golla.

Non va dimenticato che ci troviamo in una zona calcarea totalmente priva di sorgenti d’acqua, pertanto consiglio di portare con sé un’adeguata scorta idrica.

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