Dopo un anno di pausa a causa della pandemia, la Fiera di Sant’Alessandro è pronta a ritornare in tutto il suo splendore. Dal 3 al 5 settembre, presso gli spazi di Fiera Bergamo, bovini, suini, ovocaprini ed equidi vi accoglieranno per un’esperienza immersiva nel settore primario. Non solo esposizione, però: presso la Fiera di Sant’Alessandro potrete assistere alla gara di monta americana 2x20, in cui due cavalieri, con il proprio cavallo, devono riuscire a separare due animali dalla mandria e condurli in uno spazio ben definito.
Ci sarà poi l’occasione di vedere i Purosangue Arabi, cavalli forti e spettacolari, oltre alle numerose occasioni di incontro con animali da stalla, agricoltori, allevatori e le loro straordinarie macchine agricole. Spazio, poi, al commercio: mercatini di prodotti tipici sia bergamaschi che da altre parti d’Italia con paste di mandorle siciliana, parmigiano reggiano, provole e schiacciate calabresi e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo chiacchierato con alcuni espositori per capire il loro punto di vista su questo annuale appuntamento: desideri, obiettivi, lavoro e storia.
Asini e cosmesi: Cobla La Stalletta
“La nostra azienda nasce nel 2008, io avevo solo sette anni e avevo alcuni problemi di intolleranze alimentari. Mio papà, veterinario, ha iniziato a tenere alcune asine nella stalla in cui teneva i cavalli per offrirmi il latte d’asina come sostitutivo del latte vaccino.” Inizia così la storia di questa azienda di Albino, dalla spiccata vena imprenditoriale ma con un occhio rivolto sempre al sociale.
Veterani della Fiera di Bergamo, “quest’anno ci andiamo con il Castello di Malpaga. Noi li abbiamo sempre seguiti molto e quest’anno abbiamo dato vita a progetti di interventi assistiti in collaborazione con Castello di Malpaga; ora ci stiamo dedicando ad alcune asinelle selvatiche, che si stanno rivelando veramente bravissime.”
Dagli inizi con il latte alimentare per bambini, il passo all’imprenditoria è stato breve. “A un certo punto abbiamo avuto l’idea di creare una linea cosmetica: abbiamo iniziato a studiare le prime creme intorno al 2015, per viso e mani.” Per questo lavoro, Cobla si appoggia a un laboratorio di Comun Nuovo che si è appassionato alla nostra storia e ha studiato, sul latte intero, la linea cosmetica. “Ci siamo evoluti e, rallentando un po’ la questione del latte alimentare, ci siamo concentrati solo sulla cosmesi, che oggi è l’attività principale.”
Non solo commercio, però: “Un aspetto importante sono le attività con ragazzi e adulti con problemi e difficoltà varie; questi progetti si chiamano IAA: interventi assistiti con animali.” Si tratta di un tipo di pet therapy che sfrutta alcune caratteristiche tipiche dell’asino, come la pazienza e la taglia ridotta, per entrare in comunicazione con il paziente per stimolarlo all’accettazione e all’armonia emotiva. Queste attività si rivolgono soprattutto a persone con disturbi di personalità, cardiopatici e ipertesi, disabili motori, malati psichiatrici, di Alzheimer, audiolesi, non vedenti e persone con problemi di ansia.
“Quest’anno abbiamo una voglia di fiera pazzesca – conclude Marta Pucci – soprattutto per i nostri animali: i nostri asini, che da settembre fino a fine ottobre vivono di bambini e di fiere, non si sono mossi per un anno e mezzo per la pandemia. Non vediamo l’ora!”
Taglio Avion di Alberto Bonetti
La Fiera di Sant’Alessandro è un vero e proprio inno al settore primario in toto. Non solo animali e macchine agricole, quindi: spazio ai colori e ai tessuti come lana, cotone flanellato, velluto, loden, lino, fustagno e panno grezzo realizzato con lane di pecora brianzola.
Taglio Avion, di Alberto Bonetti a Sovere, è una piccola azienda a conduzione famigliare che lavora nel settore dell’abbigliamento dagli anni Ottanta. La linea Ol Feder è il suo core business: “L’abbiamo creata pensando sia alle attività professionali, come caccia o pastorizia, che al tempo libero: si adatta bene anche al trekking, per esempio” spiega il titolare. Il prodotto viene creato completamente a Bergamo e la linea produttiva è completa: “andiamo dalla ricerca della materia prima fino al prodotto finito”.
La pandemia, purtroppo, ha influito pesantemente in termini economici in questa attività. “Abbiamo avuto un calo del 70%. Ora c’è un miglioramento, seppur lento: la nostra speranza è che la Fiera riesca a smuovere qualcosa non solo nelle vendite ma anche nel panorama fieristico. Le Fiere sono importanti, per noi, non solo per la vendita al pubblico ma anche per i contatti con gli altri espositori. Speriamo si torni a farne il più possibile!”
Le macchine agricole di Antonio Stefanelli
“La nostra azienda è nata grazie a mio nonno nel 1959. Ci occupiamo di commercializzazione e riparazione di macchinari agricoli e trattori su tutto il territorio bergamasco e, dal 1977, ci siamo ampliati verso il settore orticolo e vitivinicolo”. Una storia lunga e articolata, quella dell’azienda di Brusaporto, in cui la componente generazionale unita all’avanzamento delle tecnologie ha dato un impulso decisivo all’ingresso nel settore del verde professionale.
“Andiamo in Fiera da almeno trent’anni, fin da quando era ancora a Celadina. La nostra è un’attività statica: presentiamo i nostri prodotti anche se è da anni che ormai non c’è più vendita di macchinari grossi. Oggi, infatti, non c’è più bisogno di venire in Fiera per chiudere la parte contrattuale: è più un discorso di immagine e di recupero di contatti utili”. La vendita, infatti, si concentra di più sui piccoli attrezzi: “Capita di vendere piccoli macchinari, come le motoseghe, a privati per i propri giardini: in questo caso sì, la vendita in Fiera è possibile e continua ad esserci. Si tratta di persone meno preparate, non professionisti del settore.”
L’aggiornamento è fondamentale, in questa attività, per restare al passo. “Vogliamo essere sempre innovativi, anche perché oggi come oggi, grazie a Internet e alle Fiere internazionali, tanti clienti vengono già preparati sulle ultime uscite”. Un grande tema di questi ultimi anni è la questione climatica e l’inquinamento dato dai carburanti, con cui i macchinari stessi si alimentano. “Siamo tutti preoccupati per quanto riguarda il settore professionale, perché si sta andando troppo avanti rispetto a come è il mercato. In agricoltura siamo ancora indietro: solo per l’aggiornamento da parte delle motorizzazioni, per avere macchine meno inquinanti, si parla di €4000 o € 5000 in più rispetto all’anno scorso, quando non erano obbligatorie certe macchine.”
Se da un lato ci sono aumenti nei costi dei macchinari, dall’altro la pandemia ha creato un vero e proprio boom nel settore del giardinaggio.“Questo settore gira con degli aumenti a doppia cifra, già dall’anno scorso. A livello nazionale, sono andati tutti oltre al 10%. Non abbiamo mai avuto un aumento del genere!”
L’allevamento e l’agriturismo La Fruslina
“Siamo un’azienda agricola nata nel 2016, ma alleviamo gli animali praticamente da sempre.” Anche per questa azienda, quindi, l’impronta famigliare è stata fondamentale: l’attività è iniziata dai bisnonni e viene oggi proseguita dai nipoti. “Alleviamo capre, Fassone piemontesi, pecore e conigli da carne e li proponiamo, poi, nei piatti del nostro agriturismo, che abbiamo aperto l’anno scorso grazie a un bando regionale.”
In Fiera da tre anni, La Fruslina – a Santa Croce, frazione di San Pellegrino Terme – vede in questo imperdibile appuntamento un’occasione di convivialità: “Vogliamo farci conoscere e portare gente nella nostra attività. In più, è un’occasione molto utile anche per noi perché entriamo in contatto con altri allevatori del settore: c’è sempre da imparare qualcosa!”
Quella dell’allevamento è un’attività che in montagna costa parecchio. “La scomodità la si paga: se in pianura una persona dà da mangiare a 50 animali, in montagna dà da mangiare a 5 animali. È molto difficile, in montagna, sopravvivere come sola azienda agricola: sé più facile trasformare il prodotto, all’interno di un agriturismo, e proporlo. È per questo che abbiamo deciso di aprire questa nuova attività; è comunque un secondo lavoro per tutti noi, questo.”
Cosa vuol dire riaprire la Fiera di Sant’Alessandro (dopo la pandemia)
Lo abbiamo chiesto a Renato Giavazzi, membro del cda di Promoberg, che gestisce gli spazi fieristici: “Riaprire la Fiera di Bergamo con la manifestazione che porta il nome del patrono di Bergamo e che raccoglie il meglio del mondo agricolo e pastorale della provincia è un avvenimento di grande auspicio. Dopo essere stata la settima torre dell’ospedale e il centro vaccinale della città, dopo la parentesi che ha messo in ginocchio la bergamasca sia dal punto di vista sanitario che economico, in qualità di membro del consiglio di amministrazione di Promoberg, sono orgoglioso di annunciare che da qui a fine anno questa Fiera organizzerà eventi e occasioni di incontro per le molte filiere produttive”.
Intanto però concentriamoci sull’agricoltura bergamasca, su come si ripresenta in Fiera dopo gli eventi pandemici. Ce lo racconta Carlo Lofreda, direttore di Coldiretti Bergamo: “Grazie anche al fatto che è sempre più giovane e innovativa, l’agricoltura bergamasca ricopre un ruolo strategico dal punto di vista economico, sociale e ambientale sul territorio, nonostante le quotidiane difficoltà con sui si deve confrontare. Con la sua apertura alla multifunzionalità è sempre più un punto di riferimento per chiunque sia interessato ai destini della nostra provincia, alla qualità dei consumi e agli stili di vita”.
Interessante pure il punti di vista di Renato Giavazzi Giavazzi, che è anche presidente di Confagricoltura Bergamo ma soprattutto è il titolare della GEAC di Osio Sotto: “Desidero ringraziare la filiera agricola della provincia, tutti gli operatori che non si sono mai fermati anche nei periodi più bui, garantendo tutto il food necessario alla nostra popolazione e dimostrando qualcosa di importante: abbiamo riscoperto che, complice il blocco di tutte le importazioni di cibo, la nostra terra può essere autosufficiente”.
L’UE, il mercato e un approccio manageriale
Certo, non è stata un’impresa facile: “Tutta l’attività degli operatori del mondo legato all’agricoltura e all’allevamento è stata portata avanti con enorme fatica e, lasciatemelo dire, con marginalità irrisorie a dispetto di quanto il nostro governo pensa escludendoci dai ristori”. Insomma “la filiera agricola ha dimostrato di essere all’altezza dell’emergenza e ha preso soprattutto coscienza di un fatto: per garantire il futuro delle aziende agricole il passo degli imprenditori deve necessariamente tenere presente quanto ci chiede l’Europa – che detta le sue condizioni in termini di sostenibilità ambientale – ma anche a quanto ci chiede il mercato”.
La parola chiave è approccio manageriale, che “è sempre più necessario anche in questo settore. Le aziende devono saper introdurre tutti i possibili sistemi innovativi di produzione, cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione e continuare quel lavoro di ricerca e di individuazione dei prodotti che possano garantire anche una marginalità adeguata alla vita e allo sviluppo delle aziende”.
La Lombardia è la regione più agricola d’Italia e “ha le più alte marginalità – continua Giavazzi – in particolare il territorio di Bergamo che è il più articolato dal punto di vista ambientale. Ci sono alcune realtà, sia montane che della pianura, che sono pioniere in termini di capacità di trovare la quadra economica in mezzo a tutti i vincoli e alla spinta innovativa del settore. Di queste aziende dobbiamo essere orgogliosi. Questa fiera vuole essere un riconoscimento della città agli addetti ai lavori, e per questo aspettiamo molti bergamaschi a visitarla, operatori ma anche gente comune”.
Il futuro della provincia di Bergamo e, volendo allargare lo sguardo, del nostro pianeta passa necessariamente da due A: agricoltura e allevamento, “e noi con i nostri operatori vogliamo essere protagonisti di questo futuro”.
Divertimento, cultura, approfondimento, incontro con gli animali e con le realtà imprenditoriali del nostro territorio: non mancherà nulla alla Fiera di Sant’Alessandro di quest’anno. Non resta che darvi appuntamento al primo weekend di settembre, per due giorni immersi nella natura e nel mondo agricolo.