Francesco Renga: «Torno nei teatri
È l’attimo vero della musica»

Il cantautore in tour dopo la pubblicazione dell’album «L’altra metà»
Il 23 e 24 ottobre sarà a Bergamo. «Dopo tanti palasport ho voglia di un contatto diretto». L’intervista de L’Eco di Bergamo.

«Tanto per cambiare, sto andando a provare». Francesco Renga è in macchina, scalda i motori del tour a pochi giorni dalla partenza, dopo la pubblicazione dell’album «L’altra metà». In tutto una cinquantina di date in giro per l’Italia, due al Creberg Teatro di Bergamo, il 23 e 24 ottobre, qualcuna in Europa, da maggio in avanti.

«Del tour sono molto contento, anche se sarà un’impresa. Mauri (ndr: il vocal trainer bergamasco Maurizio Zappatini) mi sta dando una mano. 51 date non son poche e il mio allenatore vocale è un po’ preoccupato».

Quale metà porterà in concerto?
«Beh, “L’altra metà” è il racconto di qualcosa che prosegue e va avanti da trenta e passa anni. Oggi c’è la consapevolezza di aver cominciato un’altra avventura, anche se è solo la continuazione del viaggio, di un rapporto molto esclusivo con il pubblico. Anche per questo ho scelto di tornare a teatro, e pensare ad uno spettacolo che sia adatto a tale spazio. Dopo tanti palasport ho voglia di un contatto diretto, intimo, adeguato alla musica. A teatro c’è tutt’altra magia. Il fascino è particolare. Lo spettacolo parte proprio da una prospettiva di condivisione dei tanti momenti».

La scaletta spazierà dunque dalle ultime cose, «Tempo reale» e «L’altra metà», sino ai suoi classici di carriera?
«Assolutamente sì. Non vorrei rispolverare troppo, ma il racconto è ampio. Ho individuato un filo rosso che lega un po’ tutte le canzoni in uno spettacolo segnatamente teatrale, anche nell’impianto. Ci saranno momenti squisitamente musicali. Le cose che stiamo preparando mi sembrano interessanti. Forse è la prima volta che immagino una narrazione così. Spigolerò canzoni dai momenti migliori del viaggio. Dai grandi classici che non posso dimenticare, perché il pubblico non vorrebbe, ai passaggi più recenti. Per me il live è il momento chiave del lavoro che faccio. È la dimensione cui tengo di più, proprio perché hai davanti la gente, la senti, ne cogli la reazione. È l’attimo vero della musica, dove la canzone prende una forma fisica. Sembra di toccarla: attraverso il sudore dei musicisti, gli errori, le svisate qualche volta migliori della sera prima. Mi piace la sincerità di quel momento, è un elemento che unisce».

Nell’arco della sua carriera ha cantato su registri anche molto diversi tra loro, pur mantenendo una cifra sempre personale. Ha cantato con la voce distesa come piace al suo «allenatore vocale», ma ultimamente anche in una chiave più moderna, asciutta, pop. Dal vivo come riuscirà a far convivere i diversi stili?
«Passare da un registro all’altro non è facile. Però ho studiato la scaletta in virtù di questo. I vari momenti narrativi non sono solo di contenuto, sono soprattutto musicali, strategici dal punto di vista vocale. Ho raggruppato le canzoni in modo tale da poter sviluppare la scaletta in maniera consona».

E che dice il suo «preparatore» Zappatini?
«È preoccupato perché sa che il tour è impegnativo, ma mi sto preparando da qualche mese sia fisicamente che vocalmente. Ora ad esempio ho appena finito di fare i miei esercizi in macchina, mentre sto andando a Milano per provare la scaletta».

Quest’estate il «tour improvviso» com’è andato? Su Instagram ha postato immagini di lei e un chitarrista in diverse location italiane.
«È stato divertente. Avevamo pensato di andare nelle città che poi avremmo raggiunto in tour, a fare qualche improvvisata, delle apparizioni fugaci. Voce e chitarra acustica, in piazza, così, all’improvviso. Siamo venuti anche a Bergamo e ci siamo divertiti innanzi allo stupore della gente. Alcuni passanti non si sono neppure resi conto di cosa stava succedendo. È stato un modo diverso di approcciare la gente, la comunicazione. Poi si è sparsa la voce e in certe città ci aspettavano al varco».

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