Francesca, soprano dall’anima rock
«Voglio portare la lirica al Druso» - Video

Francesca Tiburzi, bergamasca, ha appena debuttato in Madama Butterfly in Francia e ha fondato una compagnia per sperimentare nuove forme di opera lirica.

Soprano sì, ma dall’anima rock o più propriamente blues, il genere musicale che preferisce. Francesca Tiburzi, cantante lirica bergamasca, ha appena debuttato a Metz in Francia in Madama Butterfly della regista Giovanna Spinelli con la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi. L’opera non è andata in scena per le restrizioni Covid, ma lo spettacolo si è trasformato in un film che verrà prodotto e distribuito.

«È stato uno shock!». Dice Francesca, mentre sotto una pioggia battente apre la porte del Druso, storico locale di musica dal vivo gestito dalla sua famiglia. «Cantare in un teatro completamente vuoto è spiazzante, capisci quanto noi artisti abbiamo bisogno dell’energia che si sprigiona dalla platea». Come i teatri, anche il Druso è vuoto da mesi, dentro fa freddo, e quando si accendono le luci si è avvolti da una sottile malinconia nel vederlo così, con il grande salone occupato da sedie distanziate, l’ultimo tentativo, nell’estate appena trascorsa, di organizzare eventi dal vivo prima della nuova drastica chiusura.

Francesca qui è di casa. In questi anni, quando non era in trasferta sui palchi dei teatri italiani ed europei, non ha perso un concerto e in qualche occasione è pure salita sul palco duettando con mostri sacri come i Diaframma e ad Al Di Meola. Commistioni o «innesti», come li definisce lei, che fanno parte del suo modo di essere da sempre, tanto che durante il primo lockdown, aspettando che i teatri riaprissero, ha fondato una compagnia stabile con altri sette cantanti lirici, «Moovin’Opera», opera in movimento, che si prefigge di ideare e realizzare spettacoli la cui parola d’ordine è contaminazione. Sono già tre i progetti imbastiti e che vedranno la luce nei prossimi mesi: «Abbiamo lavorato tanto, sperimentando nuove forme d’arte e di opera lirica e ora stiamo facendo le prove proprio al Druso, - racconta Francesca con il viso solcato da un contagioso sorriso- penso che i debutti avverranno qui, su questo palco se sarà possibile, in fondo è l’unico genere che manca nei 2.300 concerti che si sono svolti in 14 anni.

«Non è una battuta, io penso che la forza della lirica sia travolgente, non possa lasciare indifferente nessuno, il nostro obiettivo è quello di portarla anche fuori dal teatro, che a volte può anche incutere un po’ di soggezione e di farla dialogare con arti differenti e con luoghi diversi perché possa essere ascoltata da un pubblico ancora più eterogeneo».

Francesca si è innamorata della lirica a 13 anni quando un professore delle medie le ha fatto ascoltare un’aria dal Flauto Magico di Mozart: «Ho avuto una folgorazione, io farò questo nella vita, mi sono detta, senza nemmeno sapere se avevo la voce per farlo. Poi ho scoperto che la voce c’era, era là che stava aspettando di venire fuori».

Portare la lirica sul palco di un club non è eresia, anzi: «Penso che il rock oltre che un genere musicale, sia un modo di essere, uno stile di vita che possiamo avere anche noi che facciamo opera».

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