Trapianto riuscito, il piccolo Alex ringrazia
il grande cuore dei donatori di Bergamo

Sta bene e lascia l’ospedale Bambino Gesù di Roma e il reparto diretto dall’ematologo bergamasco Franco Locatelli. Il suo speciale «grazie» sulla pagina Facebook.

L’unica speranza di guarigione per il piccolo di appena un anno e mezzo e dai grandi occhi celesti, Alessandro Maria Montresor, Alex, era tutta riposta nell’intervento con una tecnica innovativa sperimentata con successo all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù: il trapianto di midollo osseo da genitore per curare la rara malattia genetica che lo affliggeva dalla nascita, la Hlh.

Il trapianto è stato effettuato lo scorso dicembre e giovedì 24 gennaio, a poco più di un mese di distanza, l’annuncio dell’ospedale: Alex, sta bene, il trapianto è riuscito, le cellule trapiantate hanno attecchito ed il bimbo sarà dimesso nelle prossime ore. Dopo le settimane di mobilitazione, con migliaia di italiani che dal Nord al Sud si sono raccolti nelle piazze per rispondere all’appello lanciato sul web dai genitori del piccolo per trovare un donatore di midollo osseo compatibile, la vicenda di Alex è dunque giunta al tanto atteso, e sperato, lieto fine. E nella mattinata di venerdì 25 gennaio sulla pagina Facebook Alessandro Maria in cui per mesi un gruppo di volontari ha tenuto viva la macchina delle donazioni nelle piazze italiane (tra cui Bergamo), è apparso il piccolo Alex e la scritta «Grazie» per la generosità di tante persone comuni che l’hanno sostenuto nella sua grande battaglia per la vita.

Il piccolo è stata sottoposto al trapianto il 20 dicembre, dopo il suo trasferimento dall’ospedale Great Ormond Street di Londra, città dove risiede con i genitori. «Le condizioni e gli esami del bambino – ha spiegato Franco Locatelli, l’ematologo bergamasco direttore del dipartimento di Oncoematologia e Terapia cellulare e genica dell’ospedale, durante la conferenza stampa per annunciare il buon esito dell’intervento – sono eccellenti e questo ci consente di poterlo dimettere. Le cellule del padre, manipolate e infuse nel bambino, a distanza di un mese dal trapianto, hanno perfettamente attecchito e non si sono registrate complicanze, né sul piano infettivo, né sul piano del rigetto, il problema principale per situazioni di questo tipo. Anche la somministrazione del farmaco salva-vita emapalumab, che teneva sotto controllo la malattia regolando le reazioni del sistema immunitario, è stata sospesa la scorsa settimana». Ora però si apre la «fase 2» che prevede, spiega il professor Locatelli, visite di controllo in Day hospital con frequenza inizialmente settimanale e poi, via, via, sempre più distanziata.

I rischi ai quali i pazienti di questo tipo possono andare incontro dopo la dimissione sono infatti legati allo sviluppo di complicanze infettive.

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