Rita, nuovo centro antiviolenza
Task force a Seriate

Struttura voluta da una rete di enti. Sarà riferimento per 103 Comuni in via San Grisogono. Personale specializzato riceve 5 giorni a settimana.

Uno schieramento eterogeneo di istituzioni pubbliche e private, di associazioni e gente comune ha infoltito la sala consiliare del Comune di Seriate per dare il senso che si merita all’apertura del Centro R.I.T.A. (Rete interistituzionale territoriale antiviolenza), in un appartamento di proprietà del Comune di Seriate in via San Grisogono 18. Affidato in gestione all’associazione Aiuto Donna Uscire dalla Violenza, il personale specializzato riceve da lunedì a venerdì, dalle 10 alle 16, previo appuntamento (035-303266; [email protected]; www.aiutodonna.it).

C’è ampia condivisione su un problema rimasto per troppo tempo tra le mura domestiche. Ora sta emergendo ed è di dimensioni importanti. Ne è stata prova la folta presenza delle varie istituzioni: Ats e Asst, Regione Lombardia, Comuni, scuola, Procura della Repubblica, Carabinieri, Questura, Istituto Palazzolo, Distretto Bergamo Est. Enti e persone messi in relazione da un tenace lavoro di Gabriele Cortesi (e del suo staff), vicesindaco di Seriate e presidente dell’Ambito Seriate e del Distretto Bergamo Est con 103 Comuni tutti a collaborare per uno stesso problema: quello delle donne maltrattate. La mattinata si è conclusa con la visita ai locali del nuovo centro antiviolenza.

«Abbiamo pensato a una rete di enti con una motivazione: intervenire in maniera adeguata nei casi di violenza domestica sulle donne. E c’è stata un’adesione globale. Bellissima». Lo conferma il sindaco Cristian Vezzoli: «Il Centro antiviolenza è un valore aggiunto per la città, già in prima linea con altri due alloggi destinati alle donne maltrattate».

Silvia Piani, assessore regionale alle Pari opportunità, ha ricordato il lavoro fatto dalla Regione «fin dal 2013 con la consigliera Silvana Saita, quando la copertura del territorio regionale era del 37 per cento. Adesso con questo nuovo centro la copertura è del 100 per cento. Nel 2017 ci sono stati 5.000 contatti ai centri antiviolenza regionali; nei primi sei mesi del 2018 siamo già a 7.000 e arriveremo a 14.000 nell’anno. Abbiamo stanziato risorse andate a buon fine e cercato di capire il fenomeno. Dal 2014 c’è l’Osservatorio regionale antiviolenza, il quale ci dice che il 50 per cento delle donne non ha occupazione, e l’occupazione è autonomia, è libertà. Ho contattato Assolombarda per questo. Abbiamo formato avvocati e forze dell’ordine sul fenomeno, adesso pensiamo ai medici di base, che sono fondamentali. Istituiremo una app per smartphone che consenta di denunciare attraverso un messaggio dal telefono».

«Sul territorio bergamasco ci sono cinque centri antiviolenza con i quali puntiamo a diffondere la cultura del rispetto», dice Mara Azzi, direttore generale di Ats Bergamo. «Plaudo alla sensibilità di comprendere il problema», commenta il questore Girolamo Fabiano. «La donna deve imparare a rispettarsi. Non deve più fare la crocerossina e perdonare sempre. Bisogna preparare le donne anche al percorso giudiziario», avverte il magistrato Carmen Pugliese. «Con questa rete abbiamo imparato a conoscere e a gestire meglio la violenza sulle donne», dice Dario Di Iorio, comandante della compagnia di Bergamo dei Carabinieri. «Quando una donna grida che ha paura deve essere aiutata. Dopo anni di parole, adesso è l’ora delle azioni. E Seriate c’è», chiosa Oliana Maccarini di Aiuto Donna.

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