Microplastiche nell’acqua, promossi i 5 depuratori della provincia di Bergamo

Uniacque e Irsa Cnr hanno presentato i risultati della ricerca «Contaminazione acque superficiali: microplastiche e antibiotico resistenza in uscita dai depuratori della provincia di Bergamo».

Si tratta del primo progetto di ricerca scientifica italiana che monitora la capacità dei depuratori nel trattenimento delle microplastiche, valuta il biofilm e individua il potenziale rischio microbiologico.
Dallo studio emerge che i 5 depuratori bergamaschi analizzati hanno un’efficienza di ritenzione fino al 98%. Le microplastiche in uscita non si sono rivelate veicoli di diffusione preferenziali di batteri potenzialmente pericolosi.

Il problema delle microplastiche è stato oggetto di un’attenzione crescente negli ultimi anni, sia da parte della comunità scientifica che da parte dell’opinione pubblica. La microplastica, definita tale quando le particelle risultano inferiori ai 5 millimetri, è diffusa in tutti gli ambienti, dagli oceani alle montagne.

Le microplastiche possono essere rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di particelle, per esempio, dal lavaggio di capi sintetici, dall’uso di prodotti per la cura della persona e dall’abrasione degli pneumatici durante la guida, oppure possono essere prodotte dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi, come buste di plastica o bottiglie.

Città (abitazioni e strade) e siti produttivi sono le principali sorgenti di microplastiche che, con gli scarichi domestici, industriali e meteorici, attraverso le fognature sono trasportate fino agli impianti di depurazione.

Alcuni studi preliminari degli ultimi anni hanno suggerito che l’associazione con le microplastiche possa essere la responsabile della longevità di alcuni batteri patogeni negli ambienti acquatici e del loro trasporto in regioni anche geograficamente molto lontane dal luogo in cui sono stati immessi nell’ambiente . Alcuni di questi batteri potrebbero essere portatori di geni che li rendono resistenti agli antibiotici, ma si sa veramente poco del ruolo della microplastica come veicolo di diffusione dei batteri antibiotico-resistenti (ARB).

Monitorare la presenza di microplastiche nelle acque in ingresso e uscita dagli impianti di depurazione è quindi di fondamentale importanza. Solo così è possibile conoscere la reale capacità degli impianti di trattenere le particelle, rispondendo anche a questa domanda: le microplastiche possono diventare veicolo di diffusione preferenziale di batteri potenzialmente patogeni, portatori di geni che codificano per la resistenza agli antibiotici?

Per fornire una risposta scientifica a questo quesito, nel 2019 si è concretizzata la collaborazione tra Uniacque Spa - azienda pubblica che gestisce il servizio idrico della città di Bergamo, tra le prime monoutility del settore in Italia - e IRSA, l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che insieme hanno sviluppato e presentato il progetto di ricerca «Contaminazione acque superficiali: microplastiche e antibiotico resistenza in uscita dai depuratori della provincia di Bergamo».

Uno studio, tra i primi in Italia e tra i pochi al mondo, finanziato da Uniacque Spa con lo scopo di valutare il contenuto di microplastiche prima e dopo il trattamento negli impianti di depurazione, caratterizzare le microplastiche a livello chimico e individuare il potenziale rischio microbiologico ad esse associato.

«La nostra collaborazione con Uniacque Spa, focalizzata principalmente sul ruolo degli impianti di depurazione nella ritenzione di particelle di microplastica e del biofilm batterico associato, si è tradotta in due articoli scientifici pubblicati su importanti riviste ISI (International Scientific Indexing): Environmental Science and Pollution Research e Water Research. – dichiarano Silvia Galafassi e Andrea Di Cesare, dottori di ricerca e ricercatori dell’IRSA CNR che si sono occupati del progetto. I risultati ottenuti sono di assoluto valore scientifico e riempiono i gap di conoscenza relativi al contributo della disinfezione nella rimozione di particelle di microplastica e al contributo della microplastica in sé come diffusore di batteri potenzialmente patogeni e antibiotico-resistenti in ambiente acquatico».

«Le utilities sono chiamate a grandi sfide, cui dobbiamo rispondere con lungimiranza e assoluta preparazione. Oltre ad aver previsto nei prossimi anni un masterplan di investimenti di circa 88 milioni di euro per interventi di piano e strutturali e manutenzioni straordinarie, abbiamo scelto di proseguire l’impegno con IRSA CNR e focalizzarci sulle microplastiche, consapevoli che è sempre più importante promuovere azioni specifiche di conoscenza, tutela e transizione verso approcci di gestione strategici - spiega Pierangelo Bertocchi, Amministratore Delegato di Uniacque. Ci auguriamo che la partnership con IRSA CNR possa avere un impatto significativo non solo dal punto di vista tecnico-scientifico, ma per consolidare il nostro ruolo di solution provider.»

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