I bergamaschi tornano a donare
Dopo la paura 44 mila prelievi

Il presidente provinciale Trapattoni: «Nonostante il blocco primaverile, abbiamo registrato solo un calo del 7,8%». E ora tutto esaurito fino a fine febbraio. Vaccini, ci sono le norme per i donatori.

Ha campeggiato su porte e balconi nei mesi più bui dell’ultimo anno e si conferma il motore della forza e della generosità della nostra provincia: il cuore dei bergamaschi si dimostra grande anche quando serve donare sangue a chi ne ha la necessità e nel momento in cui ce n’è più bisogno.

Dopo il (comprensibile) calo delle donazioni ematiche nei mesi del primo lockdown, nella seconda metà del 2020 i volontari del sangue orobici hanno superato il numero di donazioni dello stesso periodo del 2019. A fronte di un calo del 18% nei primi quattro mesi del 2020, da metà maggio in poi lo «sprint» della generosità ha ridotto il gap al -7,5% su base annua.

È la fotografia scattata dall’Avis provinciale Bergamo, testimone di una gara di solidarietà che ha superato le distanze e i timori che il virus ha innestato nella quotidianità. «Un calo molto sensibile nelle donazioni – racconta Artemio Trapattoni, presidente dell’Avis provinciale – si è registrato a marzo e ad aprile, quando chi era malato o manifestava sintomi non poteva venire e la situazione di paura e disorientamento ha influito su chi ne aveva la possibilità. Al termine del lockdown, la forza dei donatori si è fatta subito sentire».

Ad aver retto il confronto con il 2019 è la raccolta del plasma, che nell’anno pre-pandemico ha registrato più di 16 mila donazioni. A fronte delle quasi 48 mila donazioni di sangue intero del 2019, nel 2020 la stima si aggira intorno alle 44 mila. Il trend si è manifestato indistintamente in tutta la provincia. «In modo leggermente più marcato – fa notare Trapattoni – in Val Seriana, nota per aver sofferto particolarmente, specialmente nei mesi di lockdown. Il tempo in questo caso non è stato tiranno e, a partire dalla tarda primavera, la valle ha ripreso a donare con grande frequenza».

La «volata» della generosità non si arresta: oggi sulle agende di Avis Bergamo non c’è un posto libero per donare sangue prima di fine febbraio e per la raccolta del plasma fino ad inizio marzo. «Nonostante la situazione attuale – prosegue Trapattoni – abbia richiesto una diminuzione degli appuntamenti giornalieri per rispettare il contingentamento degli spazi e le norme igienico sanitarie, i bergamaschi stanno ancora rispondendo con entusiasmo». Oltre alle norme di distanziamento, a limitare gli «slot» per le donazioni è anche l’approfondimento (quindi l’allungamento) della fase di anamnesi che precede il prelievo, necessario per garantire la sicurezza del tessuto prelevato e delle persone. Gli step che precedono la donazione (e il suo ciclo) non cambiano: è necessaria la prenotazione, quindi l’accettazione e la raccolta. «A cambiare rispetto al passato – conclude il presidente dei volontari del sangue orobici – è solo la prudenza da adottare in ogni momento della nostra giornata. Per chi vuole donare, l’indicazione è di trovare quanto prima una disponibilità nell’agenda contattando l’Avis provinciale e di portare pazienza, perché rispettare i tempi necessari è un passo fondamentale per riuscire a dare in sicurezza il proprio contributo».

Negli ultimi giorni sono arrivate le indicazioni del Centro nazionale sangue per i donatori che si vaccinano contro il Covid-19. Le donazioni vengono sospese per 48 ore a coloro a cui è stato somministrato un vaccino ricombinante (come quello Pfizer) o con virus inattivati e che sono asintomatici. Se il donatore sviluppa sintomi dopo il vaccino, può essere accettato alla donazione dopo almeno 7 giorni da quando scompaiono i sintomi. Quando al donatore viene somministrato un vaccino anti-Covid di altra tipologia, può donare dopo almeno 4 settimane dalla vaccinazione. Ai donatori si prega di specificare, all’atto della prenotazione, il nome del vaccino a cui sono stati sottoposti.

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