Frode fiscale per 25 milioni: sei arresti
17 indagati a Bergamo, Brescia e Varese

La frode di un commercialista che «aiutava» i propri clienti a non versare imposte al fisco.

La Guardia di Finanza di Gallarate, al termine di una complessa indagine (Operazione Factotum) nei confronti di un commercialista che operava tra le province di Varese, Bergamo e Brescia, ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare, di cui 2 in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 2 con obbligo di dimora, nei confronti di un commercialista e 5 imprenditori residenti in queste province, nonché il sequestro di beni immobili, autovetture e quote societarie per circa 2 milioni di euro.

L’operazione si è articolata anche mediante l’esecuzione di 12 verifiche fiscali, che hanno portato al recupero di oltre 25 milioni di euro di base imponibile sottratta alle Imposte Dirette, di circa 4 milioni e mezzo di Iva non versata e al rilevamento di 8 milioni di euro di falsi crediti indebitamente compensati, nonché alla scoperta di circa 1.500 lavoratori irregolari, la cui posizione è ora al vaglio dei competenti Enti di previdenza.

Nell’ambito dell’indagine della Procura della Repubblica di Busto Arsizio risultano complessivamente indagati 17 soggetti che, a vario titolo, hanno preso parte all’attività criminosa e che si sono resi responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, presentazione di dichiarazioni fiscali fraudolente mediante l’annotazione e l’utilizzo di false fatturazioni, riciclaggio, nonché reati fallimentari ed evasione contributiva.

L’attività ha preso l’avvio proprio dalle corpose anomalie rilevate nel corso della verifica fiscale nei confronti del commercialista di Gallarate, il quale sfruttando le proprie conoscenze in campo tributario, oltre ad abbattere il proprio reddito mediante l’utilizzo di false fatture, è risultato essere il vero ideatore del complessivo sistema di frode. In particolare, il professionista confezionava per i propri clienti meccanismi ad hoc per non versare imposte al fisco, mediante apposite consulenze fiscali illecite, nonché formando e fornendo loro fatture false e modelli F24 con dati alterati, per abbattere le relative tassazioni e versamenti.

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, si è dunque estesa anche a quelle imprese la cui contabilità era gestita dal professionista gallaratese e che riportavano quelle anomalie. Ed è proprio l’esame di centinaia di documenti contabili e delle posizioni bancarie di questi soggetti, che ha consentito di scoprire un consolidato sistema fraudolento finalizzato a nascondere al fisco i reali introiti delle realtà imprenditoriali nel mirino degli investigatori.

Le imprese interessate, amministrate, nella maggior parte dei casi, da soggetti che, in cambio di un compenso, svolgevano il ruolo di “teste di legno”, per anni, hanno creato falsi crediti di

imposta con i quali “compensare” le somme dovute, in particolare i contributi di spettanza degli Enti previdenziali Inps e Inail. Inoltre, quando i falsi crediti di imposta non erano da soli sufficienti per le compensazioni delle diverse imposte dovute, lo stesso risultato veniva ottenuto con la manipolazione delle scritture contabile e l’alterazione dei Modelli di versamento F24, nei quali le somme dovute venivano “azzerate” con falsi crediti fittiziamente costituiti.

L’attenzione da parte delle Fiamme Gialle a tali fenomeni illegali costituisce un’importante linea d’azione nell’ambito delle funzioni di polizia economico-finanziaria, sia per i profili connessi al recupero dei tributi sottratti al bilancio dello Stato e degli Enti locali, ma anche perché consente di arginare le alterazioni della concorrenza, la diffusione dell’abusivismo e dell’illegalità nel sistema economico, a tutela delle imprese e dei professionisti che operano nella piena e completa osservanza delle leggi.

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