Covid, lockdown e calo dei voli
I sindacati: servono risorse per Orio

Il calo dei voli ha praticamente azzerato il traffico di Orio al Serio, fino al febbraio scorso il terzo aeroporto italiano per arrivi e partenze.

Dei circa 400 dipendenti diretti, una grossa fetta è passata o si sta trovando alle prese con gli ammortizzatori sociali. Per non tacere di quanti alimentano tutto il perimetro occupazionale dello scalo e il suo indotto. Sicuramente, migliaia di lavoratori stanno soffrendo la crisi conseguente al lockdown. «È necessario sostenere il terzo aeroporto Italiano, un asset strategico per la ripartenza del territorio». Cisl Bergamo, per voce del suo segretario generale, Francesco Corna, ritiene che «il governo debba far rientrare i sistemi aeroportuali tra i soggetti destinatari dei ristori. Orio rappresenta per Bergamo, per la provincia e per buona parte della regione, un’attività strategica imprescindibile: la sua inarrestabile salita, terminata solo per colpa della pandemia, ha arricchito l’economia del territorio. Oggi con il calo del 70% dei passeggeri e del 40% delle merci servono i ristori economici per mantenere occupazione e le professionalità per una pronta ripartenza. Si sono già persi oltre 600 posti di lavoro con lo spostamento di DHL e della cooperativa di facchinaggio ad essa collegata; il restante personale lavora 2 ore al giorno a giorni alterni, le perdite economiche appianate con gli utili dell’anno precedente non possono coprire le perdite derivanti dal rallentamento della nuova ondata di pandemia. Crediamo sia indispensabile che il governo non concentri la sua azione solo su Alitalia, ma destini risorse anche verso le strutture come Orio che hanno saputo crescere senza aiuti e ora per causa esterne sono in difficoltà. Chiediamo pertanto - conclude Corna - che le forze politiche del territorio propongano un’azione corale per inserire il nostro scalo nel sistema dei ristori statali anti Covid».

Anche la Cgil di Bergamo torna sulla questione dell’aeroporto di Orio al Serio, dopo che già a fine settembre aveva denunciato una «situazione senza precedenti» e l’urgenza di sostenere un settore che, altrimenti, in pochi mesi sarebbe «morto». «Di fronte alla prolungata emergenza pandemica, chiediamo che si aggiungano risorse a quelle già stanziate per la salvaguardia del sistema aeroportuale di Orio (e non solo) ha detto oggi pomeriggio Gianni Peracchi, segretario generale della Cgil di Bergamo - Avevamo già anticipato tale sollecitazione, condividendola unitariamente, in un confronto con la presidenza e la direzione dell’aeroporto orobico svoltosi lo scorso mese di ottobre. Non crediamo però si possano inserire nel pacchetto Ristori - destinato a tipologie di aziende o esercizi ben diverse - dove è previsto un tetto massimo di 150.000 euro di contributi che, a ben vedere, poco inciderebbero nelle economie dell’aeroporto. Piuttosto si lavori (e pare sia in cantiere qualche progetto in tal senso) a provvedimenti mirati e specifici per l’insieme del sistema aeroportuale, considerando che Bergamo è una delle realtà cresciute maggiormente in questo ambito». «Nel comparto aeroportuale mai è avvenuta una crisi di queste proporzioni - torna a dire Marco Sala, segretario generale Filt-Cgil di Bergamo - Non bastano gli aiuti per tenere in piedi la compagnia di bandiera, qui è tutto il resto del settore a franare. Per questo motivo servono con urgenza interventi strutturali. Se le aziende sono sull’orlo del fallimento, ai lavoratori è chiesto già ora un sacrificio grande: collocati in Cassa integrazione, vengono richiamati sul posto di lavoro da un giorno all’altro, per una o due ore, a seconda dell’operatività di voli spesso cancellati all’ultimo momento. L’impressione è che tutti siano sulla stessa barca, aziende e lavoratori: una barca che sta affondando».

Intervengono anche il segretario generale della Uil di Bergamo Angelo Nozza e il segretario generale della UilTrasporti Giacomo Ricciardi. «Le risorse già stanziate per il sistema aeroportuale, Orio e non solo, non sono bastate e la Uil chiede che vengano incrementate – dichiara Nozza –. Ad ottobre abbiamo preso un impegno unitario per sollecitare tale scelta in un incontro con la presidenza e la direzione dell’aeroporto. Evitiamo di ridurre il tutto ad una questione di ristori, ma sosteniamo la messa in campo di una serie di provvedimenti ad hoc per il settore, nel quale Orio è sicuramente una delle realtà più importanti. L’obiettivo è evitare una situazione difficile salvaguardando i posti di lavoro. I primi segnali di questa difficoltà li abbiamo già avuti con il mancato rinnovo di alcuni appalti alle aziende presenti all’interno del sistema aeroportuale». «La Sacbo e la stragrande maggioranza delle aziende, se non tutte, che gravitano nel settore dell’aeroporto hanno aperto la cassa integrazione – dichiara Ricciardi -. I negozi e i ristoranti sono chiusi e la situazione è difficile per tutti. Ciò che finora è stato messo a disposizione non basta a scongiurare la chiusura di alcune attività. È assolutamente necessario continuare a sostenere le aziende affinché non chiudano, in attesa che tutto riparta e torni alla normalità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA