Bossetti, ancora polemica sul video
«Un tarocco». «No, atti dell’inchiesta»

Il video del furgone di Bossetti «è un tarocco, e di Stato». L’eco della polemica ha trovato spazio su vari organi di stampa.

La polemica è quella su una presunta manipolazione di un video mostrato dalla difesa nella scorsa udienza nel processo di Massimo Bossetti non si è sopita.

Nell’aula del Tribunale di Bergamo, mentre deponevano due ufficiali del Ris su come sono arrivati a stabilire che il Dna sugli slip e sui leggins di Yara Gambirasio fosse di Ignoto 1, del fatto sostanzialmente non si è parlato.

Il comandante del Ris di Parma, Giampietro Lago, aveva spiegato nella sua deposizione che quel video che ritraeva frame di un autocarro bianco, che si aggirava nei dintorni della palestra di Brembate di Sopra da cui scomparve Yara, non faceva parte della sua relazione ma si trattava di un filmato dato alla stampa.

Lago per il suo elaborato aveva usato le immagini di una sola telecamera in cui il furgone «passava almeno due volte» (la convinzione che sia passato per sette volte è invece contenuta nella relazione del Ros).

La difesa aveva parlato di «video tarocco». Oggi ha replicato agli avvocati del muratore il legale di parte civile della famiglia di Yara, Enrico Pelillo: «Tarocco lo si usa per le arance - ha osservato Pelillo -. Qui si tratta di un insieme di frame che sono tutti contenuti agli atti dell’inchiesta nei filmati delle telecamere che coprono un orario dalle 16 alle 22».

Pelillo ha aggiunto che «tutti quei fotogrammi, nella loro completezza, sono agli atti dell’inchiesta».

Salvagni e Camporini non hanno però cambiato idea e ribadiscono: «È un tarocco, e di Stato».

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