#recupero infinito per l’Atalanta
Che dimentica aperto il cancelletto

E’ #recupero la parola chiave di Atalanta-Verona e sfidiamo chicchessia a trovarne un’altra che meglio fotografi quanto successo. Che fosse un pomeriggio con determinate caratteristiche se n’erano accorti tutti, allo stadio, al rientro dall’intervallo, dopo un primo tempo così sonnacchioso da far rimpiangere a molti il sacrificio di una gita sul lago o in Città Alta.

Ma nella ripresa, ecco il colpo ad effetto: i riflettori accesi, forse proprio per tenere svegli gli astanti, nonostante un sole sfavillante da isole caraibiche. Non è durata tanto, però, l’accensione. Devono aver fatto due conti e spento così l’interruttore.

Trattasi di #recupero energetico, le stesse energie che, ahinoi, non riuscivano a trovare appieno gli eroi in maglia nerazzurra, che costruivano un pochino, ma non concludevano mai in porta.

Il Verona, che lamentava assenze importanti, seguiva con gioia l’andazzo sonnolente della partita, arginando e perdendo tempo, anche in maniera troppo sfacciata come il portiere Gollini al momento del rinvio. L’arbitro non gradisce e sventola il cartellino giallo. La situazione precipita quando i gialloblù rimangono in dieci, ma il signor Maresca appare inflessibile. «Se voi perdete tempo, io, per l’appunto, #recupero».

Nessuno, in realtà, aveva gran voglia di allungare quel brodo di sofferenza, fatto di errori a ripetizione nei passaggi e di assoluta assenza di emozioni. Ma il calcio è una meraviglia proprio per questo, per concedere, ad esempio, ad una difesa di marcantoni (che, dopo l’uscita di Toni, spesso in area ad aiutare i suoi, era diventata semplicemente «di marcan») di farsi beffare dal cross del piccolo Gomez a servire il piccolissimo Maxi per la girata di testa vincente a una manciata di secondi dal termine. O, almeno, così pareva che fosse. Il pensiero è andato subito ad una vittoria acciuffata all’ultimo e, subito dopo, al nostro cannoniere tascabile di giornata. Che non avrebbe potuto scegliere portiere più appropriato da battere. Uno che si chiama Pierluigi come Pizzaballa e che è alto un metro e novanta.

E che porta, nel suo cognome, il destino di farsi segnare da uno piccolo. Su quel traversone bellissimo di Gomez, Maxi non s’è ricordato dei trenta centimetri di differenza, è la classica riduzione dello svantaggio, praticamente un #recupero.

Ma da lì in poi qualcosa è girato nel senso sbagliato, considerando che l’arbitro, probabilmente dimenticandosi chi avesse perso tempo in precedenza, ha concesso la bellezza di sei minuti di #recupero che, sommati ai tre del primo tempo, trasformano la partita di ieri nel match dei Centominuti, probabile richiamo da tabellina numerica nel giorno della Millegradini.

A parte che designare un napoletano in una partita tra bergamaschi e veronesi sembrava un pesce d’Aprile, resta il fatto che chi doveva essere punito per il comportamento poco sportivo (gli scaligeri) ha finito per beneficiare di una ghiotta opportunità, pur con un uomo in meno.

E ne hanno approfittato alla grandissima, proprio agli ultimi secondi di #recupero, con un pareggio ormai insperato, per loro, e nemmeno lontanamente previsto per gli atalantini, in campo e sugli spalti. Lo ha realizzato Pisano, rendendo così onore alla saggezza degli abitanti di Lucca che, da secoli, vanno predicando che è meglio un morto in casa che un Pisano sulla porta: forse Raimondi non ne era a conoscenza, ma non per questo gli vorremo da ieri meno bene. Però il signor Maresca poteva dare un minuto di #recupero in meno. Sarebbe bastato. Come, nella difesa atalantina, chiudere in tempo il cancelletto.

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