Sconcertante inquinamento etico
Calcioscommesse, non è finita

Al di là dei numeri, quel che impressiona è lo spaccato che emerge dall'inchiesta e che il Gip sintetizza con un concetto molto chiaro: «inquinamento etico». «Il coinvolgimento delle società? Allo stato non possiamo escludere nulla».

Sono le 6.25 di lunedì mattina quando le auto della polizia entrano nel ritiro della Nazionale a Coverciano e spazzano via anche l'ultima ipocrisia. Il calcio che conta non è immune dal marcio e anzi ne è pieno fino al collo: il cancro del calcioscommesse è malattia che colpisce anche la serie A, i giocatori milionari che la frequentano, presidenti e tecnici.

E come era evidente da mesi, saltato il tappo il pallone esplode: due nazionali indagati - Criscito e Bonucci, il primo resta a casa e non andrà agli Europei - insieme ad un ex illustre, Bobo Vieri, l'allenatore della Juve campione d'Italia Conte accusato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva, il capitano della Lazio Mauri in carcere con l'accusa di essersi venduto almeno due partite della sua squadra, il presidente del Siena Mezzaroma perquisito perché avrebbe pagato due giocatori di una squadra avversaria.

Il vecchio Trap, che nel mondo del pallone ne ha viste tante, dice solo una parola: «devastante». «È una giornata amara», sono invece le parole del presidente della Figc Abete, che ora chiede giustizia veloce e in fretta mentre il ministro della Giustizia Paola Severino parla di «un fenomeno che va stroncato con tutta la decisione possibile, perché incide sulla nostra società in maniera estremamente negativa».

Con i provvedimenti di lunedì - non certo «a orologeria», come più d'uno pensa nel mondo del calcio anche se non lo dice esplicitamente, visto che erano già stati rinviati più volte e non certo per esigente investigative - la procura di Cremona chiude la terza fase dell'inchiesta nata più di un anno fa da un sonnifero messo dal portiere Paoloni nelle borracce dei compagni di squadra della Cremonese: un'indagine che ha già portato in carcere nomi noti - da Signori a Doni - e costretto la giustizia sportiva a riscrivere le classifiche. Cosa che il procuratore federale Stefano Palazzi dovrà fare anche stavolta, visto il coinvolgimento piuttosto chiaro di Lazio, Genoa, Siena e Lecce.

I provvedimenti del gip Guido Salvini sono 19. In carcere finiscono 8 giocatori - oltre a Mauri, i nomi più in vista sono l'ex giocatore del Genoa ora al Padova Omar Milanetto e l'attaccante della Sampdoria (ex Novara) Cristian Bertani - mentre per altri tre sono stati disposti gli arresti domiciliari (tra loro Joelson) e l'obbligo di presentarsi all'autorità giudiziaria (Conteh e Ruopolo).

In manette anche tre soggetti vicini ai calciatori e cinque ungheresi: secondo gli inquirenti sono la «cellula» che ha sostituito il gruppo degli «zingari» decimato dagli arresti dei mesi scorsi. Resta invece a piede libero l'attaccante del Genoa Giuseppe Sculli. Per lui la procura aveva chiesto l'arresto in quanto sarebbe stato al corrente delle combine sulle partite della sua squadra e avrebbe organizzato una raccolta di fondi per le scommesse. Pur non accogliendo la richiesta, il Gip ha però sottolineato la «consuetudine di Sculli» ad un certo tipo di comportamenti tali da «far ritenere stabile una sua disponibilità».


Ai provvedimenti del Gip si aggiungono 30 perquisizioni disposte dal pm Roberto Di Martino nei confronti di altrettanti indagati: Conte, Criscito e Mezzaroma, appunto, ma anche di altri giocatori ed ex giocatori - da Pellissier del Chievo a Bobo Vieri - e di dirigenti. Che negano un loro coinvolgimento, anche se le carte in mano agli inquirenti dicono il contrario.

C'è poi un capitolo dell'indagine che chiama nuovamente in causa Beppe Signori: l'ex attaccante della Nazionale già finito in carcere a giugno è accusato di riciclaggio insieme ad altre tre persone. Sui loro conti in Svizzera sarebbero finiti soldi provenienti dall'organizzazione, frutto della vincita delle partite truccate.

Gli inquirenti hanno infatti rintracciato grazie alla rogatoria due versamenti, uno da 289mila euro e uno da 435mila, finiti sul conto di una società con sede a Panama e poi smistati sui conti di Signori e dei suoi amici.

Al di là dei numeri, quel che impressiona è lo spaccato che emerge dall'inchiesta e che il Gip sintetizza con un concetto molto chiaro: «inquinamento etico». «L'insieme degli atti d'indagine, si pensi solo al numero dei giocatori e delle partite coinvolte e all'esistenza di accordi non solo tra singoli giocatori ma addirittura tra intere squadre - scrive Salvini nell'ordinanza - testimonia che l'inquinamento etico del mondo dei calciatori e forse anche di alcuni dirigenti non è stato episodico ma diffuso e 'culturalmente' accettato, in spregio ai principi di lealtà sportiva nei confronti dei tifosi innanzitutto».

Ma non basta: «non è sbagliato affermare che trafficanti come Ilievsky (uno dei capi degli "zingari", n.d.r.) o gli ungheresi di Zoltan Kenesey (capo degli ungheresi, arrestato, n.d.r.) e i loro referenti asiatici, non abbiano introdotto il virus della corruzione in un ambiente pulito ma abbiano stimolato, fornito strumenti operativi e moltiplicato scelte di disonestà sportiva già mature». In sostanza, conclude Salvini, «abbiano seminato un campo che era già dissodato e pronto ad accoglierli».

Dunque non è un caso che le indagini, ancora una volta, non sono concluse. Nelle perquisizioni sono stati sequestrati pc, telefoni ed estratti conto bancari, che dovranno essere analizzati. E non è affatto escluso che nei prossimi giorni possano esserci interrogatori eccellenti. «Solo una parte dello scenario retrostante l'intervento nelle partite più importanti è venuto alla luce» conferma il Gip nell'ordinanza.

E il procuratore Roberto di Martino aggiunge: «Il coinvolgimento delle società? Allo stato non possiamo escludere nulla». Dunque, le auto della polizia escono da Coverciano, ma non è ancora finita.

Matteo Guidelli e Stefano Rottigni (Ansa)

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