Il College Facchetti di Trevigio
tenne a battesimo la neonata Inter
C'è un piccolo angolo della storia del calcio italiano che va doverosamente illuminato, in queste ore di attesa dei Mondiali, di celebrazione del centenario della prima partita della Nazionale (15 maggio 1910) e di trionfi sportivi dell'Inter.
Un angolo che riguarda la nostra provincia di Bergamo, in particolare Treviglio, e ancor più in particolare un nome, Facchetti, che non è però quello che normalmente e giustamente viene in mente, cioè Giacinto Facchetti, bandiera storica dell'Inter e della Nazionale.
Il Facchetti in questione è infatti il Collegio Facchetti, che non tutti sanno che dell'Inter è stato un po' la culla, avendo ancor prima importato dall'Inghilterra, a cavallo tra due secoli, l'800 e il 900, lo stesso sport del calcio, anzi del football, come allora si diceva, quando ancora non si poteva neppure immaginare che sarebbe diventato la passione più grande degli italiani.
Il fondatore di quel Collegio, Giuseppe Facchetti, un giovane maestro di Calvenzano, già fondatore nel 1887 della locale Cooperativa Agricola, ancor oggi viva e vitale (la più vecchia d'Italia tuttora in attività), aveva fondato a Treviglio nel 1896 un Collegio, anzi un College che aveva preso ad esempio dalle famose scuole inglesi dell'epoca, in cui si insegnava pratica commerciale (una scuola per manager, diremmo oggi), e uno stile di vita british (per primo avrebbe portato nella sua scuola l'equitazione, il cricket, lo studio della pubblicità, e avrebbe costruito la prima piscina coperta italiana non alberghiera o termale).
Un Collegio presto diventato «internazionale» per la frequenza di giovani che venivano da tutto il mondo (negli anni '10 e '20, sarebbero stati la maggioranza rispetto agli italiani). Di quello stile all'inglese faceva parte lo sport in generale, ampiamente praticato in varie discipline, e il football in particolare per cui, dopo il Genoa e la Pro Vercelli, e insieme al Milan, la squadra di calcio del Collegio Facchetti - come ricorda Antonio Ghirelli nella sua monumentale storia del calcio - fu tra le prime ad esistere in Italia.
E qui veniamo al legame di Treviglio con l'Internazionale, che fu fondata nel 1908, quando, alcuni soci del Milan decisero una scissione, non sopportando più il segretario del club, Giannino Camperio (un Galliani dal cattivo carattere), e diedero vita, in via Berchet, nei locali della «Fiaschetteria Toscana», all'Inter che oggi conosciamo.
C'era un presidente, c'era un direttivo, c'era anche un campo sportivo al Ticinese, ma mancavano i giocatori, e fu lì che qualcuno pensò bene di rivolgere lo sguardo proprio a Treviglio, dove la squadra del Collegio Facchetti fornì subito i suoi uomini migliori ai neroazzurri.
Tra i nomi che le cronache ricordano trasferiti da Treviglio all'Arena, a formare l'ossatura della squadra, ci sono certamente quelli di Moretti, Crespi, Corinaldesi e altri ancora, tutti studenti del «Facchetti», ma l'acquisto chiave fu quello di Virgilio Fossati, ed è a lui che è giusto rivolgere il pensiero nel radioso maggio 2010 della società nerazzurra.
Lo studente del «Facchetti» era milanese, era nato a Porta Ticinese nel 1889 e dunque nel 2008 aveva meno di 20 anni, con un fisico forte ed atletico, un po' - guarda caso - alla Giacinto Facchetti, anche se per i suoi baffoni assomigliava di più al Bergomi dei Mondiali in Spagna. Era destinato a diventare un leader e fin da subito, nei due anni che precedettero il primo scudetto dell'Inter, tutto il mondo sportivo neroazzurro sarebbe ruotato attorno a lui, primo capitano.
Dato che giocava a centrocampo, ma la tattica era quella inglese classica, con il centromediano, potremmo dire che Virgilio Fossati fu al tempo stesso un Lucio, un Cambiasso e forse anche un po' uno Zanetti. Il bello è che fu anche un Mourinho, perché Fossati è stato anche il primo allenatore della storia nerazzurra!
Avrebbe giocato nell'Inter 97 partite, segnando 4 reti, e sarebbe diventato campione d'Italia già nel 1910, quando fu anche il primo interista nella Nazionale italiana, quella che debuttò nel maggio di 100 anni fa all'Arena contro la Francia, vincendo 6 a 2.
Tornando a trovare i suoi insegnanti di Treviglio, Fossati ricordava però con umorismo soprattutto la seconda partita, quella persa 6-1 a Budapest contro l'Ungheria. La Nazionale non aveva ancora la maglia azzurra. La divisa era una camicia bianca, il capo di abbigliamento più facile da trovare, e, per chi poteva permetterselo, pantaloncini neri (non tutti li avevano, guardando le foto d'epoca).
Le scarpe da calcio erano un gran lusso e lo stesso Collegio Facchetti le faceva arrivare da Londra, insieme ai palloni di cuoio stringati, che non esistevano in Italia. Ebbene, a Budapest, Fossati ruppe le scarpe in allenamento e giocò pertanto contro l'Ungheria con le uniche scarpe che gli restavano, quelle nere lucide usate la sera prima per il ricevimento ufficiale in onore della squadra!
Inizi non miliardari per il nostro calcio, e un destino sfortunato per Virgilio Fossati, che in Nazionale avrebbe potuto giocare solo 12 partite (i giocatori più forti del momento erano del resto quelli della Pro Vercelli e anche il primo scudetto dell'Inter fu un po' fortunoso, per vicende che ricordano quelle dei conflitti con la Juventus di questi ultimi anni), ma ne fu comunque il capitano.
Stava per arrivare però, dopo Sarajevo, la Grande Guerra, e Fossati aveva giusto l'età per andare a combatterla. E a morire nel 1918, a pochi giorni dalla Vittoria, sulle trincee del Carso. Un eroe vero, insomma, non un eroe da fumetti e veline, come oggi. Chi passi da via Sangalli, a Treviglio, si soffermi nell'atrio dell'Istituto Facchetti. Troverà due lapidi, con segnati i nomi di tutti gli studenti di quel Collegio caduti durante la Grande Guerra, alcuni insigniti di medaglie al valore, uno anche dell'oro.
Tra i nomi, troverà quello di Virgilio Fossati, primo capitano e primo allenatore del FC Internazionale, oggi campione d'Italia e d'Europa, studente allora della scuola commerciale fondata da un grande imprenditore della Scuola e dell'Educazione, che ha fatto girare il nome di Treviglio per il mondo, prima ancora di un altro Facchetti, il gigante di Treviglio.
Beppe Facchetti
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