Povero Caravaggio

Ovunque esso sia, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio si sta rigirando nella tomba. Quella che contiene ossa umane, attribuite ostinatamente al genio bergamasco, ma che per i più sono di ignoto, è a Porto Ercole.

Artisticamente è un sarcofago orrendo, che sarà inaugurato il 18 luglio, in concomitanza con la ricorrenza della morte del pittore. La tomba di dubbio gusto estetico, con tanto di voyeristica feritoia per scorgere i mortali resti, sormontata da una riproduzione in bronzo colorato, che rasenta il kitsch, della celebre «Canestra di frutta», la natura morta di Caravaggio è al centro di una piazzetta.

Facciate di condomini, lenzuola svolazzanti, mutande fresche di bucato stese sul filo e una lavanderia fanno da sfondo al monumento funerario. Insomma un famedio un po’ sui generis. Come sui generis è tutta l’operazione che risale ad alcuni anni fa quando tale Silvano Vicenti, ex Forza Italia, con un roboante annuncio stabilì di aver trovato le ossa del Caravaggio sulla scorta di esami del Dna eseguiti su alcuni italiani di nome Merisi.

Dopo il ritrovamento i poveri resti furono portati a Porto Ercole grazie alla navigazione del veliero di Cesare Previti. Ci fu chi gridò alla truffa, mentre i benevoli parlarono di carnevale fuori stagione.

E tutta la «sobria» operazione costò al contribuente, fra marmi e qualche cespuglio ornamentale, 100.000 euro. Ora la polemica è servita. E c’è chi ha pensato a parare il colpo con la classica foglia di fico: «Sulla tomba non c’è il nome dell’artista, ma solo Caravaggio. Che si tratti del Merisi l’hanno detto, ma non scritto». Quando la toppa è peggio del buco.

© RIPRODUZIONE RISERVATA