Mario chi?

di Giorgio Gandola

C’è un ragazzo di 24 anni che gioca a pallone e guadagna ventimila euro al giorno perché qualcuno ha deciso che è un fenomeno e glieli accredita in banca. Questo ragazzo ha un fisico da corazziere, un tocco di palla regale e un tiro che è una cannonata.

C’è un ragazzo di 24 anni che gioca a pallone e guadagna ventimila euro al giorno perché qualcuno ha deciso che è un fenomeno e glieli accredita in banca. Questo ragazzo, nato trovatello a Palermo e cresciuto con amore da genitori adottivi nel Bresciano, ha un fisico da corazziere, un tocco di palla regale e un tiro che è una cannonata.

Ma lo spirito è ribelle, la parola continuità non fa parte dei suoi trecento vocaboli, il suo libro di fisica è aperto da anni alla pagina sulla corrente alternata e la Ferrari parcheggiata sul marciapiede in via Manzoni a Milano (dalla quale scende in kilt) di solito è la sua.

Di lui un grande allenatore portoghese racconta questo aneddoto: «Partita decisiva di Champions, non avevo attaccanti se non lui, che si fa ammonire nel primo tempo. Passo tutto l’intervallo a catechizzarlo: per favore niente reazioni, niente proteste, niente falli, guarda solo i compagni, la palla e la porta avversaria. Ti prego. Primo minuto della ripresa: espulso».

Il ragazzo ha fatto notevole esperienza in Inghilterra e ha conosciuto le prime pagine dei giornali per qualche gol e molte eccentricità, a tal punto da mostrare al pubblico una maglietta con la scritta: «Perché sempre io?». Poi è tornato in Italia senza grandi successi, tranne la Ferrari e i kilt. Mentre la sua società sta tentando di venderlo, la nazionale gli ha affidato il titolo di salvatore della patria e a lui s’è aggrappata per vincere al mondiale. Ovviamente ha perso e adesso - accusandolo di essere ciò che è sempre stato - lo scarica. Tutto questo per dire che non è lui il buffon.

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