Gli smemorati

L’Europa ha ricominciato a scrivere e questo non è un buon segno. Il tema è il ritorno in bilico dei conti italiani dopo la sentenza a maggioranza (un voto a favore) della Corte Costituzionale che ripristina l’indicizzazione delle pensioni d’importo tre volte e oltre superiore al minimo.

Per il governo una mazzata da 12 miliardi che congela gli investimenti, compromette eventuali progetti di limatura tasse e conferma che ogni decisione degli organi dello Stato, quindi anche di quelli giudiziari è - volontariamente o involontariamente - politica quando ha effetti sui destini dei cittadini. Il resto andiamolo ad ascoltare ai convegni o anche al bar, per quel che vale.

La legge che dopo quattro anni e tre governi (però, reattiva la Consulta) è stata definita incostituzionale, e che mette con le spalle al muro Matteo Renzi, sembra non averla votata nessuno. Tutti si dimenticano cosa stavano facendo quel giorno, che sarebbe il 16 dicembre 2011, e con la stessa smemoratezza tutti sono ben contenti di lasciare la patata bollente del pasticcio al ministro Padoan.

Eppure votarono in 477 e i favorevoli furono 402. Fra questi in rigoroso ordine alfabelico: Alfano, Berlusconi, Bersani, Bindi (Bossi contrario, quel giorno stava con i privilegi), Brunetta, Carfagna, D’Alema,Fitto, Franceschini, Meloni, Mogherini. Come si può notare, prove tecniche di intese larghissime. Tutti corresponsabili con Monti e la Fornero dello svarione costituzionale che salvò il Paese dal fallimento e che oggi lo riporta a vedere il burrone. Anche se tecnicamente sbagliato, fu un bel gesto. Perché rimuoverlo?

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