Minerali critici: salgono domanda e offerta, ma il mercato è ancora concentrato

Quotidiano Energia - Il mercato dei minerali critici necessari alle tecnologie per la transizione - dai veicoli elettrici alle turbine eoliche fino ai pannelli solari -  è raddoppiato negli ultimi cinque anni fino a raggiungere nel 2022 i 320 miliardi di dollari. E’ quanto emerge dal primo rapporto sul tema dell’Agenzia internazionale per l’energia, secondo cui la domanda di minerali come litio, cobalto, nichel e rame continuerà ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni.

Secondo il report, pubblicato l'11 luglio, la diffusione delle tecnologie energetiche pulite è stata alla base dell’impennata della domanda di minerali critici tra il 2017 e il 2022: +300% per il litio, +70% per il cobalto e +40% per il nichel.

Parallelamente alla domanda, sono cresciuti anche gli investimenti dell’industria dei minerali critici, saliti l’anno scorso del 30% dopo aver messo a segno un +20% nel 2021. Tra i minerali su cui si è investito di più spicca il litio (+50%), seguito da rame e nichel.

L’offerta è riuscita così a tenere il passo con la domanda e, dopo un’impennata nel 2021 e 2022, quest’anno i prezzi dei minerali critici hanno iniziato a scendere, restando nondimeno ben al di sopra della media storica.

“In un momento cruciale per la transizione energetica in tutto il mondo, siamo incoraggiati dalla rapida crescita del mercato dei minerali critici, fondamentali per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici”, ha commentato il direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol, secondo il quale “bisogna però fare molto di più per garantire che le catene di approvvigionamento dei minerali critici siano sicure e sostenibili”.

In base alle proiezioni dell’Agenzia di Parigi, che ha organizzato il 28 settembre un “Critical Minerals and Clean Energy Summit”, se tutti i progetti minerari per le materie prime critiche pianificati nel mondo saranno realizzati, l’offerta sarà sufficiente a sostenere gli impegni sul clima annunciati dai Governi. Vi è tuttavia il rischio di ritardi nei progetti e carenze in specifiche tecnologie che “lasciano poco spazio allauto-compiacimento”. Tanto più che serviranno comunque ulteriori progetti entro il 2030 per mantenere la traiettoria del riscaldamento globale entro gli 1,5°C.

L’Aie evidenzia inoltre un’offerta ancora concentrata in poche regioni, dato che numerosi annunci di nuove iniziative minerarie sono stati fatti da Paesi che già dominano il mercato, con la Cina che detiene la metà dei previsti impianti per il litio e l’Indonesia quasi il 90% delle raffinerie di nichel.

Rispetto a tre anni fa, nel 2022 la quota dei primi tre produttori di minerali critici è rimasta invariata o è ulteriormente aumentata, in particolare per nichel e cobalto, mentre le analisi della pipeline di progetti indicano una leggera riduzione della concentrazione geografica nella fase mineraria ma non in quella della raffinazione.

A tutto questo si aggiungono le restrizioni all’export di minerali critici imposti da alcuni Paesi produttori (come Indonesia, Namibia e Zimbabwe), quintuplicate dal 2009.

L’approvvigionamento di minerali critici, continua il report, è un problema anche per la stessa Cina, il maggiore hub di raffinazione del mondo che dipende però da pochi Paesi per le importazioni di materie prime. Pechino, che ad esempio dipende quasi interamente dal Congo per il cobalto, sta dunque cercando di diversificare le forniture investendo in asset minerari in Africa e America Latina, oltreché in impianti di raffinazione all’estero. Tra il 2018 e la prima metà del 2021, le società cinesi hanno speso 4,3 miliardi di dollari per acqiusire asset nel litio, il doppio di quanto investito nello stesso periodo dalle compagnie di Usa, Australia e Canada messe assieme.

L’Aie identifica poi un ulteriore nodo nei minerali critici “di nicchia”, caratterizzati da modesti volumi ma forte dipendenza da un ristretto numero di fornitori. É il caso del magnesio o del manganese e del silicio ad alto grado di purezza, ma anche del gallio e del germanio le cui esportazioni dalla Cina hanno subito di recente una riduzione con conseguenti problemi all’industria mondiale.

Il report si sofferma infine sulle pratiche ambientali, sociali e di governance (Esg) nel settore dei minerali critici: se da un lato le aziende stanno facendo progressi negli investimenti nelle comunità locali, nella sicurezza dei lavoratori e nell’equilibrio di genere, dall’altro le emissioni di gas-serra rimangono elevate e i prelievi idrici sono quasi raddoppiati dal 2018 al 2021.

Assieme al report Critical Minerals Market Review 2023, l’Aie ha lanciato il “Critical Minerals Data Explorer”, uno strumento online interattivo che consente di consultare con facilità i dati e le proiezioni dell’Agenzia sui minerali critici.

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