Il sistema finanziario
nell’era digitale

Il 27 settembre nel grattacielo di Banca Sella a Milano il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha tenuto a battesimo il primo «Fintech District Italiano». L’iniziativa promuove la presenza di decine di start-up nell’area di Porta Nuova e rappresenta un passaggio importante del progetto di Milano come hub finanziario europeo.

Fintech è una branca dell’economia la cui etimologia deriva dall’unione di due parole: «Fin» come finanza e «Tech» come tecnologia. Le imprese Fintech hanno avuto una forte accelerazione nell’era di internet e del mobile e la crisi finanziaria iniziata nel 2008, con i grandi problemi che hanno interessato il mondo bancario, ne ha ulteriormente favorito l’espansione. In alcuni casi esse operano a stretto contatto con gli operatori tradizionali del mondo bancario; più spesso, però, si pongono in competizione con essi, sviluppando in autonomia servizi di finanziamento o di raccolta del risparmio (social lending). Non solo, segmenti di mercato sempre maggiori stanno acquisendo grandi società informatiche come Google, Facebook, Apple, Amazon, le quali puntando a fare la parte del leone sul mercato dei finanziamenti e su quello dei servizi di pagamento. Basti pensare come Amazon lending - il servizio di finanziamento alle imprese che usano la piattaforma di Amazon per le vendite - nell’ultimo anno abbia erogato crediti per oltre un miliardo di dollari, il triplo della media dei cinque anni precedenti.

Venendo al nostro mercato interno, secondo dati resi noti da CheBanca nel 2015 si contavano 115 start-up attive nel fintech, con risorse raccolte sul mercato per 33,6 milioni di euro, molti di più dei 7,5 milioni incassati nel 2014. La loro forte crescita è favorita dalla circostanza che, utilizzando con efficienza le potenzialità offerte dalla rete internet e i dati da essa messi a disposizione, sono in grado di offrire servizi di pagamento, d’investimento e consulenza a prezzi molto competitivi. La loro attività, tuttavia, quanto a crediti erogati e numero di utenti appare ancora limitata, se confrontata con l’operatività tradizionale delle banche. Resta il fatto che negli ultimi anni, seguendo e assecondando le tendenze della clientela, le banche, specie le grandi, si sono sempre di più avvicinate al mondo dell’innovazione tecnologica, riservando un occhio particolare all’interazione tra impresa e cliente attraverso molteplici canali (la multicanalità), soprattutto in ambito mobile. Oggi, il 66% della popolazione italiana utilizza internet; più di 27 milioni di persone sono utenti attivi di internet da mobile; il 70% della popolazione adulta possiede uno smartphone, mentre l’86% utilizza internet ogni giorno per esigenze personali. Inoltre, il 30% effettua acquisti online e il 25% utilizza il mobile banking. Ciò ha comportato un progressivo adattamento dell’offerta dei servizi bancari alla digitalizzazione dei consumi e dei processi produttivi, attraverso varie iniziative operative in grado di massimizzare i benefici per l’economia e per i consumatori. L’indirizzo che stanno seguendo le grandi banche, attraverso l’investimento di importanti risorse, sia nelle ricerca che nello sviluppo tecnologico, è quello di garantire servizi e prodotti innovativi alla clientela 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.

Tra queste Ubi Banca, che nel Piano industriale 2019-2020 prevede un forte impegno finanziario e l’utilizzo di circa 150 addetti, per realizzare innovazioni tecnologiche e di prodotto e per implementare gli attuali servizi operativi via internet, quali: «Qui Ubi privati», che offre in via continuativa ai clienti mutui, carte e servizi digitali; «Ubi Pay», che consente di fare acquisti online veloci e sicuri via telefono; «Ubi money», che offre varie tipologie di consulenza per gli investimenti; «Remote selling», che rende possibili l’acquisto di prodotti direttamente dal web e ottenere prestiti personali.

Con la ripresa dell’economia, il miglioramento del grado di capitalizzazione e la diminuzione dei prestiti deteriorati si apre per le banche la possibilità di rendere più intenso il tradizionale compito di sostegno finanziario dell’economia reale. In questa nuova fase di sviluppo, solo effettuando grandi investimenti in tecnologia sarà possibile per le banche ridurre i costi, migliorare la qualità dei servizi e, soprattutto, riportare la redditività su livelli soddisfacenti. La grande sfida sarà dimostrarsi all’avanguardia e veloci nell’offerta di servizi online e, allo stesso tempo, fare della «banca fisica» un luogo sempre più speciale di relazione e consulenza. Le preferenze dei consumatori giocheranno un ruolo importante nel determinare il futuro assetto dei servizi creditizi e finanziari. Tuttavia, il raggiungimento di risultati più soddisfacenti in termini di efficienza operativa e di economicità della gestione dipenderà, in gran parte, dalla capacità degli intermediari finanziari di selezionare gli investimenti migliori.

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