Mapelli: fallito il piano rurale

Secondo il presidente della Coldiretti bergamasca, quelle che dovevano essere le ancore di salvataggio dell’agricoltura di montagna si stanno rivelando un cappio al collo per gli agricoltori.

Mapelli ha spiegato che in provincia di Bergamo sono state evase soltanto quindici richieste di finanziamento sulle 280 che sono state inviate in Regione Lombardia. "E, intanto, gli agricoltori hanno investito, senza ricevere ancora una lira. È una situazione inammissibile continuare su questa strada: meglio cambiare rotta e puntare su altri percorsi di finanziamento".
Questo lo sfogo amaro pronunciato da Franco Mapelli, in occasione del convegno "L’agricoltura di montagna, a presidio e tutela del territorio e delle comunità locali", che, alla presenza del presidente della Provincia, Valerio Bettoni e del sindaco di Gaverina, Giambattista Pesenti, ha chiuso ieri pomeriggio la 5ª Giornata dell’Agricoltura, promossa dal Comune di Gaverina e dalla Comunità montana Val Cavallina.
Un incontro interessante, che non si è limitato ai convenzionali "colpi di fioretto" contro le carenze strutturali del comparto agricolo e il progressivo degrado della montagna, ma ha puntato deciso l’indice contro i limiti culturali espressi in questi anni dagli operatori del settore agricolo e zootecnico.
"L’imprenditore deve dimenticare il suo individualismo di base - ha continuato il numero uno della Coldiretti orobica, Mapelli -. Deve diventare un operatore multifunzionale, che sa offrire diverse attività, alcune legate alla specifica impresa agricola, altre inerenti la tutela del territorio (pulizia dei boschi, sfalcio dell’erba, N.d.R.), peraltro remunerate. Inoltre, deve puntare sulla qualità dei suoi prodotti, per aprire nuovi spazi di mercato".
"Di contro - ha continuato Mapelli - l’ente pubblico deve facilitare chi opera in montagna: per esempio favorendo l’aumento del periodo di affitto degli alpeggi e limitando le restrizioni normative e i vincoli dei piani paesistici".
Sulla stessa linea d’onda l’intervento di Giovanni Galizzi, docente di economia politica e agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. "Le trasformazioni nel campo agricolo preoccupano gli agricoltori, grandi lavoratori, ma con poche conoscenze. Il problema non è quello di avere dei contributi, ma ricercare servizi di consulenza, che sappiano aiutare l’impresa a darsi una struttura, ad impostare bene il proprio processo produttivo. Inoltre, perché non formare dei circoli di meccanizzazione, dove mettere in comune le proprie macchine agricole, come avviene in altri Paesi europei?".
"L’agricoltura vive una crisi pesante - ha sottolineato Dario Curti, responsabile delle misure del Piano di sviluppo rurale -. Ma ci sono delle buone prospettive di finanziamento: il sempre valido articolo 23 della legge 7/2000, i nuovi contributi regionali su iniziative forestali e di sistemazione idraulica, la nuova direttiva sulle strade agro-silvo-pastorali e l’accesso ai fondi "Inter-Reg", per progetti integrati su vasta scala, come quelli trans-regionali, che vedono quali soggetti le comunità montane".
L’ECO DI BERGAMO DEL 29/09/02

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