La situazione nelle imprese moda
In crisi tre negozi su quattro

Il settore dell'abbigliamento continua a vivere in uno stato di preoccupante crisi. Dopo il 2011, annus horribilis per 3 esercenti su 4, i saldi di gennaio non sono riusciti a migliorare la situazione che resta critica per il 66% dei negozi delle grandi città ed il 71% su scala nazionale.

Il settore dell'abbigliamento continua a vivere in uno stato di preoccupante crisi. Dopo il 2011, annus horribilis per 3 esercenti su 4, i saldi di gennaio non sono riusciti a migliorare la situazione che resta critica per il 66% dei negozi delle grandi città ed il 71% su scala nazionale.

E le previsioni per il 2012 non sono rosee: solo l'8% ipotizza un miglioramento. Rilevazioni statistiche che trovano conferma anche guardando allo stato di salute del settore in provincia di Bergamo.

È quanto emerge da un'indagine della Confesercenti - Fismo, presentata lunedì scorso a Roma e che sostanzialmente riflette una situazione non diversa da quanto rilevato dagli operatori del settore in Provincia di Bergamo.

«La Ricerca sulle buone pratiche degli esercenti di abbigliamento per affrontare e superare la crisi - commenta Orfeo Lumina, presidente della Fismo Bergamo, la Federazione Italiana Settore Moda aderente a Confesercenti - coglie degli aspetti e dei dati che tutte le imprese del settore, anche nella nostra provincia, conoscono bene. Gli esercenti intervengono sugli approvvigionamenti tagliando gli acquisti, una strategia citata dal 33% degli intervistati».

«In discesa anche i redditi di impresa, che si sono contratti del 32% nel corso degli ultimi 5 anni. Non cala, però, la qualità del prodotto di punta: solo se costretti si affiancano articoli di fascia più bassa per recuperare clientela o battere la concorrenza».

«Il comparto impiega circa 320 mila occupati totali, di cui 166 mila occupati indipendenti e 154 mila occupati dipendenti. Ma nonostante la crisi - sottolinea Lumina - solo il 9% degli esercenti pensa di intervenire riducendo il personale per battere la crisi, proprio in difesa di quel patrimonio di conoscenze che rappresenta il valore aggiunto del settore».

«La situazione di crisi dell'intera filiera del settore tessile abbigliamento, anche a Bergamo, rischia di diventare insostenibile se il Governo non varerà in tempi veloci una politica di sostegno nei confronti della piccola e media impresa distributiva del Made in Italy. La Fismo boccia le liberalizzazioni e chiede al Governo Monti interventi strutturali, a cominciare dal sostegno allo sviluppo, ma soprattutto misure di agevolazione fiscale oltreché concreti interventi per scongiurare il paventato aumento dell'Iva che ridurrebbe ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie».

Per limitare ulteriormente i fattori di distorsione della concorrenza nel settore del commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature, e pelletterie e accessori, Confesercenti è riuscita far riconoscere normativamente il principio della territorialità dei Factory Outlet Center. Sono state infatti individuate - come riportato nella Gazzetta Ufficiale del 28 aprile - le “aree gravitazionali” degli outlet, ovvero le aree di mercato influenzate dalla presenza della struttura, comprese entro un raggio di 90 minuti di percorrenza. Al fine di tener conto della concorrenza, i negozi di commercio al dettaglio presenti nelle aree gravitazionali dell'outlet potranno godere di un abbattimento degli studi di settore.

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