Istat: pensioni, quasi la metà
al di sotto di 1000 euro mensili

Nel 2010 quasi la metà dei pensionati, 7,6 milioni, il 45,4% del totale, ha ricevuto pensioni per un importo medio totale mensile inferiore a 1.000 euro. Lo rivela l'Istat insieme all'Inps. Per 2,4 milioni (14,4%) le prestazioni non superano i 500 euro.

Nel 2010 quasi la metà dei pensionati, 7,6 milioni, il 45,4% del totale, ha ricevuto pensioni (una o più prestazioni) per un importo medio totale mensile inferiore a 1.000 euro. È quanto emerge dalla rilevazione condotta dall'Istat insieme all'Inps. Per 2,4 milioni (14,4%) le prestazioni non superano i 500 euro.

Nel 2010 sono state erogate in Italia 23,8 milioni di prestazioni pensionistiche con un importo medio per prestazione pari a 10.877 euro. È quanto si legge in un rapporto dell'Istat condotto con l'Inps secondo il quale il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord mentre nelle Regioni del Centro è erogato il il 20,5% dei trattamenti e il 31,6% al Sud. In totale i pensionati sono 16,7 milioni e percepiscono in media 15.471 euro all'anno. Circa due terzi dei pensionati infatti ha una sola pensione mentre un terzo ne ha più di una.

Il 29,1 % dei pensionati ha un'età inferiore ai 65 anni. È quanto emerge dalla rilevazione su trattamenti pensionistici e beneficiari condotta dall'Istat insieme all'Inps, con riferimento al 2010. L'Istituto di statistica, infatti, evidenzia come il 25,6% dei pensionati ha un'età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,5% ha meno di 40 anni. Ne consegue che il 70,9% dei pensionati ha più di 64 anni.

Tra i pensionati le donne, che ne rappresentano il 53%, percepiscono assegni d'importo medio pari a 12.840 euro, inferiore del 30,35% rispetto ai 18.435 euro degli uomini. È quanto emerge dal rapporto diffuso dall'Istat sui trattamenti pensionistici nel 2010. L'Istituto, inoltre, evidenzia che "il 54,9% delle donne riceve meno di mille euro, a fronte di una quota del 34,9% tra gli uomini".

I pensionati italiani "si confermano i più poveri d'Europa". È quanto afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, commentando i dati del rapporto diffuso oggi dall'Istat. "A pesare è soprattutto la pressione fiscale, che nel nostro Paese resta elevatissima, mentre altri paesi europei non prevedono alcuna tassazione sulle pensioni". Secondo il Codacons "a peggiorare la situazione sono le ultime misure introdotte in Italia, che hanno determinato un aumento dei prezzi e delle tariffe e una conseguente perdita del potere d'acquisto, già crollato negli ultimi anni. Basti pensare che dal 1993 ad oggi il potere d'acquisto di chi percepisce una pensione medio/bassa è calato di oltre il 50%". Ecco che il Codacons si chiede: "Come faranno a sopravvivere quei 2,4 milioni d'italiani che percepiscono una pensione da fame inferiore ai 500 euro, quando ad ottobre scatterà il nuovo rincaro dell'Iva e il conseguente aumento dei prezzi in tutti i settori?".

Il segretario generale Spi-Cgil, Carla Cantone, sottolinea come "i dati resi noti oggi dall'Istat e dall'Inps confermino che un intervento sui redditi da pensione non è davvero più rinviabile". La sindacalista ricorda che "da anni stiamo assistendo ad un progressivo e drammatico impoverimento dei pensionati italiani a fronte di un costante aumento del prelievo fiscale, del costo dei servizi sanitari e di assistenza, dei prezzi e delle tariffe". Per Cantone è, quindi "urgente che il governo si adoperi per tutelare il potere d'acquisto delle pensioni, togliendo il blocco della rivalutazione annuale iniquamente adottato con la riforma Fornero e intervenendo per ridurre il prelievo fiscale che è diventato insostenibile". Per il segretario generale Spi Cgil "occorre, inoltre, lavorare in fretta sul tema del welfare e dell'assistenza, rimuovendo la perversa idea di introdurre nuovi ticket e stanziando le risorse necessarie a rifinanziare il Fondo per la non autosufficienza cancellato dal governo Berlusconi".

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