Gio' Style ammessa al concordato
ma un acquirente è già disponibile

Un momento delicatissimo, un'istanza di fallimento, i libri in tribunale. Quindi l'ammissione al concordato preventivo e poi il ritorno alla speranza: un acquirente all'orizzonte che potrebbe rilevare l'attività e magari rilanciarla. È successo tutto in fretta alla Gio' Style.

Un momento delicatissimo, un'istanza di fallimento, i libri in tribunale. Quindi l'ammissione al concordato preventivo e poi il ritorno alla speranza: un acquirente all'orizzonte che potrebbe rilevare l'attività e magari rilanciarla. È successo tutto in fretta alla Gio' Style, la società di Urgnano specializzata nella produzione di casalinghi e articoli per il tempo libero rilevata 5 anni fa dal fondo di investimento milanese Atlantis Capital Special Situations.

L'ultima annata ha registrato «un bilancio da profondo rosso, pur ancora in presenza di una buona patrimonalizzazione», spiega la società, e un'istanza fallimentare richiesta da un fornitore, hanno fatto precipitare la situazione.

Da qui la messa in liquidazione di LifeStyle, società controllante i marchi Gio' Style e Ordinett, la richiesta di ammissione al concordato e il via libera del Tribunale di Bergamo, con adunanza dei creditori fissata per il 14 dicembre.

Logica la grande trepidazione e angoscia con cui sono stati vissuti gli ultimi mesi da parte degli attuali 109 dipendenti: 95 in organico a Urgnano e 14 nella succursale di Torino che giovedì 14 tornano a a riunirsi in assemblea per capire meglio dai sindacati cosa potrebbe succedere. L'attività non si è comunque mai fermata.

Nel frattempo sono anche proseguite le trattative per trovare un compratore che rilevasse l'attività e nelle ultime settimane è arrivata un'offerta vincolante da parte «di una società lombarda» decisa a proseguire e rilanciare la stessa attività nello stabilimento bergamasco. Per questo motivo domani verrà aperta un'asta per capire se, entro il 26 ottobre, potrà esserci un'offerta migliorativa rispetto a quella della società lombarda, che mette sul piatto circa 6 milioni e mezzo di euro tra prezzo d'acquisto dell'azienda e del magazzino, e si impegna a garantire il riassorbimento di «almeno 40 dipendenti».

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