Mettiamo il «cappotto» d’estate
E in casa staremo al fresco

Probabilmente anche solo il pensiero di indossare il cappotto in un’afosa giornata d’estate vi farà stare male. Eppure i tuareg, nel deserto del Sahara, si vestono proprio di lana: lo fanno per sfruttare il potere isolante di questo materiale naturale. Il principio è lo stesso per quanto riguarda le case.

Il cappotto termico non è efficace solo d’inverno, anzi. «Una facciata esposta a sud - spiega nell’ultimo numero della nostra rivista green “eco.bergamo” il presidente di Confartigianato Bergamo, Angelo Carrara - d’estate può raggiungere i 40 gradi se è di colore chiaro, addirittura 60 gradi se il colore è scuro. Tutto calore che, senza isolamento, viene trasmesso all’interno della casa».

Ecco perché è tempo di sfatare il mito che il cappotto isolante sia utile solo d’inverno, per farci stare più al caldo. Un intervento di protezione non solo aumenterà il comfort della

nostra abitazione, ma ci consentirà un interessante risparmio in termini di energia necessaria per il condizionamento. Il vero risparmio è evitare gli sprechi, sia d’inverno che d’estate.

Case come colabrodo

«La maggior parte degli edifici costruiti prima del 2000 - dice Carrara - sono dei colabrodo: lo dimostrano le immagini realizzate con le termocamere. Attraverso le pareti non isolate, e non solo, il calore si disperde quando fa freddo, mentre d’estate ci troviamo a vivere come dentro a un forno. Proteggere la casa con un adeguato isolamento ci farà risparmiare dal 30 al 50 per cento».

Evitiamo i mesi più freddi

Una volta presa la decisione, quando è meglio eseguire i lavori? Vanno evitati, spiega Angelo Carrara, i mesi più freddi: per realizzare il cappotto termico va benissimo intervenire da inizio primavera a fine autunno. «Per ottenere un buon risultato il lavoro deve essere fatto bene. Non affidatevi a ditte improvvisate, usate materiali di marchi primari, e attenti alle offerte troppo vantaggiose: un cappotto realizzato con un buon materiale attualmente costa circa 50 euro al metro quadrato; se si scende troppo sotto c’è probabilmente qualcosa che non va».

Servono dodici centimetri

L’isolamento ideale per la nostra casa è rappresentato da un cappotto dello spessore di circa 12 centimetri, ma si può arrivare anche a 16. Spessori minori non sono consigliati, a meno che non sia già presente anche un altro tipo di isolamento. Il materiale più utilizzato è l’Eps (polistirene espanso simile al polistirolo). Si può utilizzare anche la lana di roccia, che è più resistente ma ha un costo più elevato, oppure il sughero, preferito dagli amanti della bioedilizia ma più caro.

Difendiamoci dalla grandine

Uno dei problemi dei cappotti termici realizzati in Eps è che possono subire danni in caso di forti grandinate. «È un problema - spiega Carrara - legato soprattutto ai materiali di bassa qualità: per le pareti più esposte, che variano a seconda della zona, si utilizzano tecniche di rafforzamento con reti e rasature particolari della superficie». Per stare al sicuro si può pensare di stipulare una polizza assicurativa cercando una compagnia che si assuma questo tipo di rischio: normalmente le garanzie incluse col montaggio riguardano solo i difetti di posa o i difetti del materiale.

Facciata: non basta dipingerla

In un’ottica di risparmio energetico, secondo il presidente di Confartigianato Bergamo, la realizzazione del cappotto dovrebbe essere resa obbligatoria (attualmente non lo è) quando si interviene per il rifacimento di una facciata. Anche perché, a conti fatti, conviene: ridipingere la facciata costa circa 15 euro al metro quadrato, e il risparmio fiscale concesso è del 50 %; posare il cappotto termico costa di più, ma il recupero fiscale è del 65%.

Facciamo due conti
Per fare un esempio abbiamo preso una villetta singola, come tante in Bergamasca, supponendo che la superficie delle facciate sia di 300 metri quadrati. Per montare il cappotto servono circa 50 euro al metro quadrato: quindi serviranno 15 mila euro; l’Iva al 10 per cento comporta una spesa di altri 1.500 euro.

Noleggio dei ponteggi e spese varie in corso d’opera (adeguamento delle pianette delle finestre, spostamento delle grondaie etc) possono influire per altri 5 mila euro. Normalmente la spesa complessiva comunque non supera i 25 mila euro. La detrazione fiscale è del 65% in 10 anni, quindi il costo reale sarà di 8.750 euro.

Supponendo di spendere ogni anno 2.000 euro di riscaldamento e 500 per il condizionamento estivo, basandoci sull’efficienza minima (30%) risparmieremo ogni anno 750 euro. Il nostro investimento sarà ripagato in 10 anni, poi sarà tutto guadagno. Quello che invece non ha prezzo, dicono gli esperti, è il comfort di vivere in una casa che non ha i muri gelidi d’inverno e bollenti d’estate. Vale la pena di farci un pensiero.

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