Avifauna, l’allodola tra le specie più a rischio anche nella Bergamasca

Biodiversità. L’allodola, grazie al canto lieve e armonioso, è stata fonte di ispirazione per poeti e letterati, tanto che Shakespeare la definì «uccello messaggero del mattino». Fino al 2007 il numero di coppie di allodole presenti in Europa si aggirava tra i 17 e i 32 milioni, in Italia oscillava tra le 500 mila e il milione. Ma già anni prima, dal 1970, erano iniziati i segnali di declino della popolazione nidificante europea, tanto che la specie era stata catalogata in «stato di conservazione sfavorevole». Nella Lista rossa italiana era stata considerata «vulnerabile». Oggi l’allodola rientra nel gruppo degli uccelli classificati «in declino».

L’allodola, grazie al canto lieve e armonioso, è stata fonte di ispirazione per poeti e letterati, tanto che Shakespeare la definì «uccello messaggero del mattino». Fino al 2007 il numero di coppie di allodole presenti in Europa si aggirava tra i 17 e i 32 milioni, in Italia oscillava tra le 500 mila e il milione. Ma già anni prima, dal 1970, erano iniziati i segnali di declino della popolazione nidificante europea, tanto che la specie era stata catalogata in «stato di conservazione sfavorevole». Nella Lista rossa italiana era stata considerata «vulnerabile». Oggi l’allodola rientra nel gruppo degli uccelli classificati «in declino».

La messaggera del mattino calata dell’80 per cento negli ultimi 15 anni

Secondo i dati di «Mito 2000», il programma di monitoraggio dell’avifauna nidificante, nel periodo 2000-2014 era stato osservato un calo del 45%, soprattutto in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. In Europa il declino è passato negli ultimi anni da «moderato» a «forte» in ben 19 Paesi, dato confermato dai rilevamenti del BirdLife International, che aveva indicato la specie a rischio con la sigla «Spec 3» già dal 2004.

I rilievi in provincia

In Italia l’allodola è specie parzialmente sedentaria, migratrice regolare e nidificante in ambienti aperti con ampie estensioni di spazi prativi e pascolivi. In Lombardia predilige vivere in pianura, mentre nelle zone montane localizzate evita versanti scoscesi e con fitta vegetazione. In inverno migra verso il fondovalle e la pianura. In 15 anni la popolazione nidificante ha subito un calo dell’80%. Secondo i rilievi compiuti dal Gruppo Ornitologico Bergamasco e pubblicati nel 2015, l’allodola staziona nelle zone di fondovalle, a quote inferiori a 250 metri, delle tre valli principali, Brembana, Seriana e Cavallina, e nella fascia montana fino a 2000 metri con praterie e versanti asciutti, un’area lasciata in autunno per spostarsi in pianura.

In Lombardia predilige vivere in pianura. Si trova anche tra praterie e versanti asciutti di montagna

Non occupa la fascia pedemontana, per la presenza di aree densamente edificate, né le zone collinari con boschi fitti e assenza di habitat idonei. In pianura, dall’Adda all’Oglio, occupa zone con seminativi cerealicoli, filari ai margini dei coltivi e spazi incolti. Anche sul nostro territorio gli esperti indicano la specie in «marcata contrazione» soprattutto in pianura, dove è minacciata dall’agricoltura intensiva – lo sfalcio dei prati in pieno periodo di nidificazione sul terreno distrugge i nidi e i piccoli appena nati – e dalla sottrazione di habitat idonei per il consumo di suolo e la scomparsa di ambienti marginali e di spazi incolti. Nelle zone montane prealpine, invece, i problemi riguardano l’aumento della superficie a bosco per l’abbandono di prati e pascoli.

Vittima del bracconaggio per il commercio illegale di richiami vivi

Tra i fattori che stanno provocando la rarefazione della popolazione di allodole ci sono le pratiche agricole che frammentano gli habitat adatti alla nidificazione, i danni per l’eccessivo uso di pesticidi, l’abbandono dei terreni agricoli montani, l’attività venatoria. L’allodola, nonostante sia inserita nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli, è una specie ancora cacciabile sia in Italia sia in altri 5 Paesi dell’Unione Europea (Francia, Grecia, Romania, Malta e Cipro). L’allodola è, ancora oggi, oggetto di bracconaggio sia per essere utilizzata nel commercio illegale di richiami vivi sia per finire nel piatto, per esempio nella «polenta e osei».

Agricoltura intensiva, scomparsa di habitat, pesticidi, caccia ne provocano la rarefazione: è nella Lista rossa italiana

L’allodola, in zoologia Alauda arvensis, è un uccello dell’ordine dei Passeriformi e della famiglia degli Alaudidi di piccole dimensioni: 17 centimetri di lunghezza, con apertura alare di 32-37. La parte superiore del corpo ha una colorazione bruna con striature nere sul petto, mentre quella inferiore è di colore bianco o anche rossiccio, la coda ha bordature bianche, le zampe sono lunghe.

Evita le aree densamente edificate e le zone collinari con boschi fitti. I nidi colpiti dallo sfalcio dei prati

Al sorgere del sole, in primavera ed estate, spicca il volo verticalmente raggiungendo anche i 100 metri di altezza, si esibisce in un canto insistente, acuto e potente soprattutto in volo e solo saltuariamente a terra, plana verso il basso per poi tornare verso l’alto intonando di nuovo il proprio canto. Se percepisce un pericolo, innalza il ciuffetto di piume sul capo. A terra cammina e saltella agilmente. Si ciba di semi, ma non disdegna insetti (coleotteri) e larve (lepidotteri), soprattutto d’estate e durante la nidificazione, ma anche germogli e foglie.

Salvò l’isola di Lemno dalle locuste

L’allodola ha suscitato sempre un notevole interesse e, per le sue caratteristiche e capacità, ha dato origine anche ad alcune leggende. Nel corso della storia, tra i molti riferimenti alle allodole vi è quello presente in Plutarco. L’autore greco di «Vite parallele» e «Moralia», vissuto tra I e II secolo dopo Cristo, racconta, enfatizzandolo, il ruolo importante avuto da questo uccello durante l’invasione di locuste sull’isola di Lemno, dove salvò la popolazione cibandosi delle uova depositate dagli insetti.

La protettrice del raccolto

Nei racconti leggendari legati alla mitologia nordica, presenti non solo in diversi Paesi europei ma anche asiatici, l’allodola è considerata la protettrice del raccolto nei campi e, in particolare, del grano. Sono attestati anche diversi documenti storici appartenenti alla cultura indiana, secondo i quali l’allodola, nei tempi passati, era vista come un animale sacro e un simbolo di grande saggezza, probabilmente per le sue capacità in volo e per il saper riprodursi riuscendo ad evitare i rischi di possibili predatori. Ma, purtroppo, non delle attività dell’uomo, il «superpredatore».

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