La strage dei gattini a Treviglio
Presentato esposto alla polizia locale
Non si sa chi abbia agito così barbaramente, ma certo è che gli autori della caccia ai gatti fuori dal parco del Roccolo di Treviglio hanno volutamente infierire sugli animali, impallinandoli o avvelenandoli per poi anche strangolarli.
Una vicenda di inaudita cattiveria, che si trascina da 13 anni ed è culminata quest’estate, tra agosto e settembre, con la soppressione di una quindicina di gatti, cuccioli e adulti. A fare le macabre scoperte, e in seguito denunciare alla polizia locale le ripetute uccisioni, è stata Martina Rivoltella, la 65enne «gattara» che si occupa volontariamente della colonia felina di via del Bosco, proprio di fronte al parco del Roccolo gestito dagli alpini.
«Ho presentato un esposto alla polizia locale, sperando che questo sterminio abbia fine». «Negli ultimi mesi ho trovato gatti soffocati, trafitti dai pallini dei fucili da caccia, avvelenati, strozzati con fili di ferro, uno è stato decapitato. Ho trovato cuccioli gettati nel fossato, che tentavano disperatamente di uscire dall’acqua. Una cosa orribile, con uccisioni barbare – rimarca –, che evidenziano quanta cattiveria ci sia in giro. Cosa faranno di male quei gatti in una zona così aperta di campagna?».
Chi colpisce ha mandato in più occasioni inviti espliciti a Martina Rivoltella: «Vogliono che lasci perdere, che vada altrove. Ma non mi farò intimidire, nonostante abbia ricevuto minacce e avvertimenti anonimi».
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