Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 14 Novembre 2014
«Insulti razzisti ai vicini marocchini»
Condannata coppia siculo-orobica
«Si è vero, abbiamo offeso i nostri vicini marocchini, ma perché loro ci hanno dato dei terroni!». Una difesa, quella degli imputati, che non ha retto agli occhi dei giudici, per due ragioni curiose.
La prima è che, pur essendo nato a Marsala, l’accusato nel corso dell’interrogatorio ha sfoggiato accento bergamasco «Doc», con ampia distribuzione di «pòta» a sorreggere l’impalcatura del discorso. La seconda: è pur vero, come scrivono i giudici nella sentenza di condanna, che «si è sempre meridionali di qualcuno», ma fino a un certo punto.
«Accreditare la tesi difensiva - dicono infatti i giudici - sarebbe come operare un vero e proprio ribaltamento socio-geografico». Siamo a Nembro, in un condominio di via Nembrini, anno 2012. Lì abitano G. A., quarantenne, italiano, nativo di Marsala, e sua moglie D. T., 39 anni, nata ad Alzano Lombardo. Tra i loro vicini di casa c’è anche una famiglia marocchina: marito, moglie, quattro figli. I rapporti di vicinato non sono idilliaci, per usare un eufemismo.
È il 22 aprile 2012 quando, mentre la donna marocchina si trova per le scale della palazzina, i coniugi bergamaschi - secondo l’accusa - l’avrebbero apostrofata nel seguente modo: «Marocchina di m..., sporcacciona, vattene al tuo Paese».L’8 settembre il quarantenne di Marsala (ma immigrato al nord da diversi anni) se la prende con il capofamiglia nordafricano. Mentre quest’ultimo sta rincasando, gli riserva un singolare benvenuto: «Bastardi, brutti marocchini, andate via, tornatevene al vostro Paese». Con l’aggiunta di vocalizzi descritti in sentenza come «versi che notoriamente si fanno al bestiame», seguiti dall’epiteto «bestia» e dalla minaccia «ti ammazzo». La famiglia marocchina non vuole sopportare oltre e presenta querela.
Risultato: marito e moglie condannati a una multa di 1.200 euro (lui) e 1.000 (lei), più un risarcimento di 2.000 alla famiglia marocchina, che nel frattempo era stata indotta a cambiare casa «proprio a causa dell’intolleranza dei vicini».
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