«Furti, difficile incastrare i ladri»
In 8 anni colpi cresciuti del 186%

«Per arrestare qualcuno in flagranza ci vuole un controllo capillare del territorio. Ma è chiaro – osserva il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori – che per quanto l’impegno sia massimo non si può controllare ogni centimetro del territorio».

«Il nostro è un sistema garantista, deve essere così: o l’autore di un reato lo prendiamo in flagranza, oppure si pone il problema della prova. In un certo senso le difficoltà di assicurare alla giustizia i responsabili di fenomeni diffusi come i furti sono lo scotto che si deve pagare per il fatto di vivere in un Paese democratico e non in un regime poliziesco, dove basta il sospetto per arrestare qualcuno». Così il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, commenta le notizie riguardo alla crescita preoccupante dei furti in casa nella Bergamasca e le osservazioni dei giudici del Tribunale di Bergamo, che nel corso di un’audizione di fronte ai consiglieri comunali hanno constatato come il crimine sia cambiato e individuare i delinquenti sia diventato sempre più difficile.

«Per arrestare qualcuno in flagranza ci vuole un controllo capillare del territorio. Ma è chiaro – osserva Dettori – che per quanto l’impegno sia massimo le forze di polizia non possono controllare il territorio centimetro quadrato per centimetro quadrato». Se non c’è la flagranza, gli autori dei reati vanno individuati attraverso le indagini. È qui, per i giudici del Tribunale di Bergamo, il nocciolo del problema.

I dati sui furti nelle case sono davvero allarmanti: secondo una ricerca di Transcrime, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nella Bergamasca si è registrato un aumento del 186 per cento dal 2004 al 2012. «Ma non sono d’accordo – avverte il procuratore Dettori – sul fatto che non si conosca nulla sugli autori e sui nuovi meccanismi criminali in atto. Le indagini ci sono, vengono svolte, conosciamo bene il fenomeno. Certo, non riusciamo a colpire tutte le bande, perché il fenomeno è capillare. (...) Il fenomeno lo conosciamo – ribadisce il procuratore – ma è tale la diffusione da rendere impossibile arrivare a colpire tutti gli autori».

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