Dalle guerre al quartiere Carnovali
I profughi puliscono aiuole e strade

Ridono e sorridono a ogni domanda. Ma dietro a quei denti bianchi e ai pochi silenzi, si nasconde tanto dolore. Dolore di aver lasciato la famiglia lontana, di aver attraversato prima il deserto e poi il mare, restando giorni e giorni senza acqua e cibo.

Tutto colpa della «guerre», come dicono questi ragazzi in francese. La guerra che per alcuni ha significato perdere i genitori, per altri vedere distrutta la casa e tutto ciò che avevano. Per tutti ha voluto dire scappare lasciandosi dietro le proprie origini, per affrontare un viaggio, senza sapere se poi alla meta ci sarebbero mai arrivati sani e salvi. Ora sono ricordi, difficili da scacciare, mentre cercano di trovare la propria strada verso il futuro. C’è chi vuole diventare calciatore, chi cuoco, chi ancora elettricista e chi trasportatore.

Sogni più o meno realizzabili, lo dirà solo il tempo, intanto un punto di partenza: il volontariato per la città, in particolare per il quartiere Carnovali. I quattro ragazzi, seguiti dalla Cooperativa Ruah all’interno del progetto Profughi della Caritas, tre giorni alla settimana indossano la «divisa» (tute e scarpe antinfortunistiche fornite dal Comune) e ripuliscono e tengono pulite le strade, come altri ragazzi provenienti da Pakistan, Mali, Gambia e Guinea che si occupano di altre zone della città.

«È un’occasione importante per loro - spiega Roberto Zanotti, operatore della cooperativa Ruah - perché in questo modo, oltre alle lezioni di italiano che seguono, hanno modo di imparare a conoscere la città e gli abitanti. Oltre a essere una forma di restituzione per il territorio che li accoglie».

I quattro ragazzi, tutti con permesso di soggiorno richiedenti asilo, sono originari del Mali. Una terra che hanno dovuto lasciare controvoglia, in cerca di salvezza.

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