Continua il giallo di Villa d’Adda
Stamattina interrogato il 31enne

Gli inquirenti stanno scavando nelle amicizie di Daniel Savini, il 31enne di Villa d’Adda arrestato sabato scorso con l’accusa di omicidio volontario. Lui stesso ha ammesso di avere ucciso il viado ritrovato in un lago di sangue nella taverna di casa sua in via Casargo, massacrato a coltellate.

«Mi ha aggredito e mi sono difeso, pratico karate da 20 anni» sono state le uniche ammissioni che ha fatto davanti al pm Fabio Pelosi che sabato sera lo ha sentito nella caserma di Calusco d’Adda. Poi, assistito dall’avvocato d’ufficio Rocco Disogra, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Martedì mattina 17 febbraio il promoter di Sky, ragazzo schivo e incensurato, sarà interrogato in carcere dal gip Alberto Viti per la convalida dell’arresto, alla presenza del pm. Daniel sarà assistito dall’avvocato di fiducia, nominato ieri, Gianfranco Brancato. Il legale non ha ancora avuto modo di parlare con il 31enne ma ha avuto un lungo colloquio con i genitori, devastati per la tragedia che si è consumata mentre loro erano nelle Marche.

Ieri a Calusco sono proseguiti gli interrogatori di amici e parenti del promoter, alla caccia di qualche indizio che possa svelare il carattere del giovane di origini guatemalteche, adottato da piccolo e molto amato da tutta la famiglia. Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo tranquillo, molto riservato, con pochi amici, appassionato di Vasco Rossi e dell’Atalanta. Nessun precedente penale, scarse frequentazioni del paese, mai un problema. E allora come si spiega l’accanimento contro la vittima? Forse la risposta arriverà dalle analisi tossicologiche.

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