Caldaie: fuori norma un impianto su due

Uno degli ultimi casi di intossicazione lo si è registrato domenica sera, in via San Bernardino, quando una famiglia di quattro persone ha rischiato di perdere la vita per il monossido di carbonio, ma tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 il cattivo funzionamento di stufe o caldaie a gas ha provocato la morte di due persone e l’intossicazione di almeno una dozzina, confermando il trend negativo che ha caratterizzato l’anno che si è da poco concluso.

Nell’arco degli ultimi 12 mesi, infatti, il numero di bergamaschi intossicati dal monossido di carbonio è aumentato del 30%, passando dai 47 casi del 2004 ai 61 del 2005.

Colpa dell’incuria e della scarsa manutenzione che viene riservata agli impianti (canne fumarie comprese), molti dei quali - almeno il 40% secondo le indagini compiute dai tecnici Asl - sono risultati potenzialmente pericolosi o comunque non sicuri. «I dati del 2005 - spiega il direttore sanitario dell’Asl, Claudio Sileo - sono in fase di elaborazione, ma sembrano confermare l’andamento dell’anno precedente, nel corso del quale abbiamo controllato 965 impianti termici, di cui poco più del 40%, 388, è risultato non conforme alle norme. Tra i 965 controlli ce ne sono anche 153, il 16%, fatti su impianti installati prima del 1990, e da cui emerge una situazione decisamente preoccupante, visto che ne sono risultati fuori norma 119, il 78%. La "non conformità" si riduce al 33% per gli impianti realizzati dopo il 1990, anno in cui entrarono in vigore norme più severe».

(12/11/2005)

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