Berlusconi, votata la decadenza
«Una promessa, andiamo avanti»

«L'ex premier italiano Silvio Berlusconi è stato espulso dal Senato». La notizia della decadenza del Cavaliere fa in una manciata di minuti il giro del mondo. «Penso che vi meritiate una promessa: andiamo avanti, andiamo avanti»: così l’ex premier dopo la notizia della sua decadenza da senatore.

Una coltre di gelo avvolge l’Aula del Senato. Nove voti, uno dietro l’altro. Poi le parole di Pietro Grasso suggellano il momento atteso e temuto da mesi: Silvio Berlusconi non è più senatore. Finisce così, con il silenzio rispettoso della sinistra e un timido applauso dei 5 Stelle. Ma è già vuoto lo scranno del Cavaliere. In questa gelida giornata «amara, di lutto per la democrazia», l’ex premier sceglie il calore del suo popolo.

Poi vola dai figli. Mentre tutt’intorno scorrono le scene delle due «tifoserie»: c’è chi brinda e invoca la galera, c’è chi accende lumini e indossa il lutto. Per oggi è finita, ma non è la fine, promette Berlusconi: «Andiamo avanti».

Il finale è scritto. Ma è elettrica, nervosa, l’atmosfera in questo 27 novembre. Di primo mattino, mentre in via Plebiscito, davanti a Palazzo Grazioli, compaiono le prime bandiere forziste e viene allestito il palco che ospiterà il commiato da senatore di Berlusconi, nell’Aula viene sbrigata in fretta la pratica del voto sul Bilancio dello Stato. Poi si apre il dossier decadenza.

E la tensione subito esplode tra i banchi del centrodestra.

Sandro Bondi punta il dito contro Roberto Formigoni: «Vergogna», «Ti devi presentare ai giudici, ti devi presentare ai giudici», gli urla. Si avvicinano i commessi a evitare la rissa.

Ai «cugini» di Ncd gli azzurri addossano la colpa di aver abbandonato il loro leader nel momento del bisogno. E poco conta che gli alfaniani voteranno contro la decadenza. «Non vogliamo i vostri voti - grida guardandoli in faccia Alessandra Mussolini - Sono appiccicosi. E voi siete poltronisti, siete dei piranha».

«Cossiga aveva predetto a Berlusconi che sarebbe finita così», ricorda il senatore Paolo Naccarato. In Aula ci si spende in un profluvio di evocazioni: Craxi, Matteotti, Catilina. Alla buvette compare un prete, amico dell’ultra-berlusconiano Antonio Razzi: qui per un’estrema unzione?, scherza qualcuno con humour nero, «no per un esorcismo», ribatte pronto lui.

Intanto si riempie la piazza azzurra. Un cartello con la scritta «Colpo di stato» viene fatto rimuovere dalle forze dell’ordine. E i berlusconiani insorgono: «Una vergogna». Viene impedito l’accesso al centro agli autobus con i manifestanti, denuncia FI, che alla fine conterà 20 mila persone. In via del Plebiscito per ore risuonano le note dell’inno berlusconiano «Azzurra libertà». E si distribuiscono gadget: palette con la scritta «colpo di stato» e «oggi decade la democrazia», fascette nere per il lutto, sul finale anche dei lumini. C’è chi agita cartelli con la scritta «Silvio martire» e con Berlusconi ritratto come Aldo Moro, con tanto di sigla e stella delle Br.

I deputati azzurri indossano la bandiera di FI a mò di sciarpa e si stringono attorno al loro leader. Che non perde la capacità di sdrammatizzare: «Risparmiate per portarmi le arance». Poi sale sul palco, ribadisce la sua innocenza e dice che è una giornata di lutto, ma non la sua fine: «Restiamo qui, restiamo qui», ripete come un mantra. Appare teso, tirato. Ma questa volta non si commuove, non in pubblico.

In Senato sfilano le «sue» senatrici, in nero. La fidata Maria Rosaria Rossi entra in Aula con la fascetta del lutto al braccio. Negli interventi i berlusconiani si scaldano. Gridano «Silvio, Silvio». Si arrabbiano con i 5 Stelle, se la prendono con i senatori a vita: «Non è mai venuto qui prima di oggi. Si vergogni!», urla Maurizio Gasparri a Renzo Piano. Il presidente Grasso viene bombardato da richieste a raffica di voto segreto, ma niente da fare, non si smuove: «Sono io l’arbitro». Quando iniziano le votazioni, c’è un estremo tentativo di resistenza poi la «resa», proclamata da Bondi: «E’ tutto già deciso».

Nove voti e Berlusconi non è più senatore. FI è in lutto.

«Non è una bella giornata», commenta Alfano, che per la piazza è «traditore». Uno sparuto gruppetto di militanti del Popolo Viola canta «Bella ciao» e invoca la «galera» per il Cav. Fuori al portone di Palazzo Madama, alle telecamere delle tv di tutto il mondo si aggiunge una piccola folla di curiosi, che battibeccano tra loro. Brindano i parlamentari grillini. E fuori Montecitorio srotolano lo striscione: «Fuori uno. Tutti a casa».

A prendere il posto di Silvio Berlusconi al Senato è il primo dei non eletti in Molise per il Pdl Ulisse Di Giacomo.

La notizia della decadenza del Cavaliere fa in una manciata di minuti il giro del mondo e irrompe come «breaking news» sui siti dei principali media internazionali: dalla Bbc al Wall Street Journal, dalla tedesca Faz allo spagnolo El Pais. «Berlusconi espulso dal Senato in seguito alla condanna per frode fiscale», titola il New York Times nella fascia in rosso dedicata alle notizia urgentissime. In Francia «Silvio Berlusconi decaduto dal suo seggio di senatore», scrive Le Figaro nel suo «flash» mentre in Germania la notizia irrompe su tutti i principali siti: dal Die Welt al Der Spiegel, che apre con un enorme primo piano del Cavaliere titola: «Il Senato butta fuori Berlusconi».

QUI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

QUI LA DIRETTA DI RAINEWS 24

© RIPRODUZIONE RISERVATA