Abdul, il malore poi contro la finestra
La scuola racconta cosa è successo
L’istituto professionale Mozzali di Treviglio ha inviato nella mattinata di mercoledì 26 marzo un comunicato per raccontare quanto capitato nella giornata di martedì a scuola, quando l’alunno Abdul Gaye, di soli 16 anni, è morto dopo aver perso i sensi nella sua classe.
L’istituto professionale Mozzali di Treviglio ha inviato nella mattinata di mercoledì 26 marzo un comunicato per raccontare quanto capitato nella giornata di martedì a scuola, quando l’alunno Abdul Gaye, di soli 16 anni, è morto dopo aver perso i sensi nella sua classe.
«Dopo aver ascoltato attentamente i testimoni dell’episodio, il docente e due compagni di classe seduti più vicini al povero Abdul, in qualità di dirigente scolastico ho accertato la esatta dinamica dell’evento - scrive la preside Gloria Albonetti -. Alle ore 13 la docente di lettere ha preso regolarmente in consegna la sua classe, la 2^ BFE. Intorno alle 13.15 Abdul, normalmente seduto sulla sua sedia, si è piegato poggiando la fronte sul banco per raccogliere il suo cellulare da terra: il suo compagno di banco ha notato che Abdul indugiava stranamente in questa posizione piegata in avanti».
«A un certo punto il compagno gli ha chiesto come si sentiva - continua il racconto dettagliato della dirigente -.Abdul non ha risposto ma ha preso un grosso respiro e, sempre da seduto, ha oscillato di colpo con la testa indietro urtando con l’occipite sul vetro della finestra, che peraltro è infrangibile per motivi di sicurezza».
Pare quindi che il ragazzo non abbia sbattuto la testa contro il calorifero come invece era stato raccontato in un primo tempo dalla famiglia: «Successivamente il povero Abdul è svenuto - continua il comunicato della scuola - e come da verbale del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Treviglio, il 118 ha preso in carico il ragazzo alle ore 13.20».
Il 16enne è poi deceduto in ospedale alle 14.22: «La famiglia è stata avvisata contestualmente alla chiamata fatta al 118 - ha sottolineato la dirigente scolastica -, tuttavia sul numero fisso una voce maschile non meglio identificata rispondeva in arabo. Si è immediatamente provveduto a chiamare sul numero di cellulare regolarmente dichiarato dalla famiglia al momento dell’iscrizione».
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