Da dove viene l'architrave?
Agli studiosi l'ardua risposta

Nel passaggio che va dal cortile della Cittadella al giardino la Crotta giace contro il muro un massiccio blocco di arenaria attraversato da una fenditura che lo spezza in due ma che, per fortuna, non guasta le figure che vi sono scolpite. Al centro spicca una maestosa Madonna che regge il Bambino e che nella mano destra impugna un giglio; è affiancata da due santi, uno dei quali è, a giudicare da alcuni elementi come il bastone e la campanella, sembra essere Sant’Antonio Abate.

I rari cittadini che attraversano l’andito per raggiungere il giardino ormai hanno fatto l’abitudine alla sua presenza. I turisti invece si fermano ad osservare e anche fotografano questo frammento architettonico che, appoggiato com’è contro il muro, sembra essere del tutto dimenticato. Anzi, entrando nel passaggio si ha un’impressione di abbandono.

Per qualità e dimensioni l’architrave meriterebbe sicuramente ben altra collocazione. Invece è lì, fissato al muro da un paio di graffe in ferro, sotto una parete il cui vecchio intonaco è una ragnatela di graffiti. A fianco c’è un altro blocco di pietra. Si tratta sicuramente di uno stemma: uno scudo con l’immagine di una capra è sormontato da una croce e da una scritta in caratteri gotici. Come architrave e stemma si trovino in questo spazio non è difficile da spiegare. Probabilmente facevano parte della gran quantità di pietre antiche che giacevano nel cortile utilizzato come deposito comunale. Altre pietre, tra cui le due rimaste, erano ammucchiate nel passaggio tra la Cittadella e il cortile stesso. Quando venne deciso di trasformare il cortile in giardino, buona parte di queste pietre furono trasferite nel magazzini del Museo Archeologico. Architrave e stemma furono invece addossati al muro e lì dimenticati.

Ma qual’è l’origine dell’architrave? Quasi impossibile stabilirlo. Proveniva sicuramente da una chiesa che potrebbe anche essere individuata, considerato che la Madonna scolpita al centro regge un giglio, dalla chiesetta della Madonna del Giglio, che si trova all’inizio di via Sant’Alessandro, all’altezza del «paesetto». Che provenga da lì, anche se l’edificio attuale è di origine secentesca? Agli studiosi la risposta.

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