Alla donna violentata arrivano le scuse dell'azienda

«Si prega di non tenere in alcun conto le richieste formulate nei suoi confronti. Voglia accettare le scuse dello scrivente ufficio e di tutta l'azienda per l'inopportuna iniziativa». Con queste poche righe l'Asl di Bergamo ha porto le sue scuse alla pensionata di 60 anni di Canonica d'Adda, violentata lo scorso gennaio da un ventinovenne brasiliano ora rinchiuso nel carcere di Bergamo, e oggetto di un'indelicata richiesta da parte dell'Azienda sanitaria locale.

I primi di marzo, infatti, l'Asl, via raccomandata, aveva chiesto alla donna di produrre i dati anagrafici e l'indirizzo del suo violentatore al quale inviare la fattura di 44 euro per le cure mediche che la sessantenne aveva ottenuto al policlinico San Marco di Zingonia in seguito alle violenze subite. Tale richiesta aveva profondamente indignato la pensionata tanto che la donna aveva deciso di procedere legalmente contro l'azienda sanitaria e chiedere un risarcimento per danni morali. «Dopo aver ricevuto le scuse - spiega sollevata la signora - rinuncerò a questo mio proposito». A convincerla non è stata la nota ufficiale inviatale dall'azienda sanitaria - con la quale viene informata che non dovrà più fornire i dati anagrafici del suo violentatore -, quanto piuttosto la lettera di scuse personali allegata a firma dello stesso funzionario che aveva firmato anche la raccomandata speditale i primi di marzo.

«Sento il dovere - si legge nella lettera - di mandarle, in aggiunta alla nota ufficiale di scuse, queste poche righe in forma privata, per potermi scusare di quanto accaduto. Provo molta tristezza e rammarico per avere, sia del tutto involontariamente, aggiunto alla sua vicenda un capitolo che certo le avremmo dovuto risparmiare». «Ho molto apprezzato - afferma la pensionata - che questo funzionario abbia avuto il coraggio di scrivermi personalmente. Credo che gli risponderò per ringraziarlo». Ma c'è una parte della lettera che non va giù alla sessantenne vittima della «cecità» della burocrazia. In un passaggio si legge: «Vorrei solo precisare che né io né i miei collaboratori eravamo a conoscenza dei fatti accaduti al di là dei vaghi elementi desumibili dal verbale di pronto soccorso che ci ha trasmesso il Policlinico San Marco di Zingonia. Abbiamo purtroppo trattato il suo caso come i moltissimi altri che ci capitano, senza purtroppo renderci conto della inopportunità della nostra iniziativa in un caso del genere». «Non sono certa che realmente non conoscessero quanto mi era accaduto - afferma la pensionata - non voglio comunque andare a fondo della situazione. Preferisco chiuderla qua anche perché mi fa solo soffrire». La speranza della signora è che quanto accaduto possa essere di lezione all'Asl: «Credo che d'ora in poi presteranno maggiore attenzione alle lettere che invieranno».

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