Alpinisti morti, ancora ritardi
Allestita la camera ardente al Cai

Le salme dei due alpinisti morti non sono ancora rientrate nella sede del Cai di Bergamo dove verrà allestita la camera ardente. Il rientro delle salme, secondo le prime indiscrezioni, non dovrebbe avvenire prima delle 16 di martedì pomeriggio.

Le salme dei due alpinisti morti non sono ancora rientrate nella sede del Cai di Bergamo dove verrà allestita la camera ardente. Una serie di pratiche burocratiche sta impedendo il trasferimento dei corpi di Enrico Villa e Domenico Capitanio. Il rientro delle salme, secondo le prime indiscrezioni, non dovrebbe avvenire prima delle 16 di martedì pomeriggio.

Intanto nella palestra del Cai è stata allestita la camera ardente. Lo stendardo del Cai è pronto ad accogliere i due feretri che saranno disposti sul pavimento in modo molto semplice, uno vicino all'altro.

Sin dal primo pomeriggio di lunedì tante persone si erano recate al Palamonti per far visita alle salme di Enrico Villa e Domenico Capitanio e portare le condoglianze ai famigliari ma hanno dovuto rinunciare perché il via libera al rientro delle salme è slittato. Chi invece non ha abbandonato nemmeno per un attimo la sede in attesa delle salme dei suoi due collaboratori è stato il presidente Pier Mario Marcolin, scosso e abbattuto per la perdita di due amici. «Enrico Villa l'ho visto crescere - racconta Marcolin - perché è arrivato al Cai che era ancora un bambino. Ero già molto amico dei suoi genitori per cui anche con lui ho subito stretto un rapporto molto forte. Di Enrico mi ha sempre colpito il suo essere sempre di parola: tutte le volte che si prendeva un impegno più o meno importante, sia professionale che personale, lui lo portava a termine nei tempi in cui aveva promesso e al meglio delle sue capacità. E poi c'era quel suo essere generoso, disponibile, voglioso di fare ed estremamente prudente in tutte le sue gite che lo rendeva speciale. Mi parlava spesso della sua bellissima casa di Bormio da dove partiva per alcune gite sulle montagne intorno: le vette erano il suo habitat in tutte le stagioni sia con gli sci ai piedi d'inverno che con un paio di scarponi d'estate. Un altro aspetto che mi colpiva di lui era l'entusiasmo e la serenità con cui viveva la sua vita in qualunque tipo di situazione si trovasse e sorridevo di contentezza tutte le volte che vedevo la coppia d'oro che formava insieme a Capitanio».

Anche di Domenico il presidente Marcolin ha un ricordo splendido: «Di lui mi piace sottolineare lo spirito da uomo di montagna che aveva e la manualità con cui lavorava il legno. Aveva un cuore d'oro e si dilettava in piccole sculture come presepi, che poi esponeva per raccogliere fondi da inviare in Malawi». Capitanio era di Treviolo e il sindaco Gianfranco Masper lo conosceva molto bene: «Non appena ho appreso la notizia - commenta il primo cittadino di Treviolo - non volevo crederci. E ancora adesso faccio fatica a capacitarmi del fatto che un uomo così prudente abbia perso la vita in montagna. Sapevo che per il Cai si sacrificava moltissimo ma anche qui in paese non appena poteva essere d'aiuto si metteva a disposizione».

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