Naufragio, Savino Pezzotta (Cir):
«Abolire il reato di clandestinità»

«Non ho più parole di fronte al naufragio e a una delle più gravi tragedie del mare che si è verificata a Lampedusa»: così il presidente del Consiglio italiano rifugiati (Cir), Savino Pezzotta, che chiede al Governo di abolire il reato di clandestinità.

«Da mesi sto insistendo sul fatto che bisognava tenere conto che le turbolenze in corso nel nord Africa e nel corno d'Africa e la guerra in Siria stavano cambiando le rotte migratorie e che le persone che fuggivano dalla guerra, dalle tensioni politiche, dalle dittature e dai regimi autoritari avrebbero cercato rifugio presso da noi e in Europa. Si è stati poco ascoltati e ora vediamo i risultati di questa sordità».

«Ora, più che piangere - afferma Pezzotta - occorre superare i ritardi accumulati attraverso una risposta istituzionale all'altezza degli obblighi internazionali della Repubblica italiana. Non bastano più gli annunci di coinvolgimento dell'Europa, serve una chiara e forte iniziativa politica.
L'Europa non deve limitarsi a denunciare le scelte sbagliate di chi ha introdotto la logica dei respingimenti o dichiarare che si deve aiutare l'Italia: si devono aiutare le persone, gli uomini, le donne, i ragazzi, le ragazze e i bambini che hanno guardato all'Europa con speranza. Tradire le speranze dei disperati è un atto criminoso. Ecco perché l'Europa deve agire, la questione non è più solo italiana e umanitaria e pertanto morale ed etica».

«L'Italia deve compiere un gesto di alto valore simbolico e abolire subito il reato di immigrazione clandestina. Oggi abbiamo un Governo che ha la forza di fare questo, agisca in fretta per favore. Il Cir ha avanzato da tempo la proposta di un uso di tutti gli strumenti previsti dalle nostre normative per accogliere e accompagnare queste persone, chiedo solo siano accolte» conclude il presidente del Cir.

© RIPRODUZIONE RISERVATA