Freccia: al mare sì, ma che fatica
Ecco il racconto dell'odissea

Viaggiare con la Freccia Orobica è un'impresa. I quattro vagoni del treno per il mare sembrano così pochi quando il capotreno apre le sue otto porte. Così corto per il fiume di viaggiatori che ha invaso la fermata. Ecco il racconto di un'odissea.

Viaggiare con la Freccia Orobica è un'impresa. I quattro vagoni del treno per il mare sembrano così pochi quando il capotreno apre le sue otto porte. Così corto per il fiume di viaggiatori che ha invaso la fermata. Ecco il racconto di un'odissea.

Ci vuole la scaltrezza dei pendolari di lungo corso per viaggiare su questo treno, cioè, per viaggiare con un minimo di comfort. Le cabine alle due estremità hanno qualche sedile libero, sono quasi silenziose e c'è persino l'aria condizionata.

Bisogna essere preparati per affrontare un viaggio che dura, per i più, almeno cinque ore e mezza. Ma non tutti lo sono. E non tutti hanno la fortuna o il privilegio di occupare le cabine più tranquille. La maggior parte delle persone sta nei vagoni centrali e, come si può intuire, non se la passa per niente bene.

Della freccia non ha un bel niente: sei ore e dieci minuti di percorso, 22 fermate per gli intrepidi che arrivano al capolinea e un'andatura più simile a quella della tartaruga che a un qualsiasi oggetto cuneiforme scagliato da un arco.

Chi non sale a Bergamo resta in piedi, poi c'è il doloroso capitolo dei bagni. Teoricamente ce ne sarebbero quattro. In pratica quelli funzionanti sono due.

Tutto il racconto è su L'Eco di Bergamo del 15 luglio

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