C'è una tonnellata di droga
dietro ai due delitti del 2007

C'è una tonnellata di droga dietro le traiettorie dei proiettili che hanno ucciso Leone Signorelli, 59 anni, e Giuseppe Realini, 52. È la cocaina colombiana (ma pure hashish e marijuana dall'Olanda) che i carabinieri del Ros hanno sequestrato in questi sei anni.

C'è una tonnellata di droga dietro le traiettorie dei proiettili che hanno ucciso Leone Signorelli, 59 anni, e Giuseppe Realini, 52. È la cocaina colombiana (ma pure hashish e marijuana dall'Olanda) che i carabinieri del Ros, insieme ai colleghi delle Compagnie di Clusone e Breno, hanno sequestrato in questi sei anni grazie agli spunti che l'indagine sull'omicidio dei due bergamaschi ha fornito.

Il cerchio non si chiude sui killer, che restano ignoti, ma i rivoli investigativi che da quei delitti sono nati portano tutti al traffico internazionale tra la Colombia, la provincia di Bergamo e quella di Brescia. E questo è un timbro di ufficialità almeno sull'ambiente in cui sono maturate le esecuzioni.

L'ipotesi più accreditata resta quel delitto «per rogatoria internazionale», con sicari della 'ndrangheta entrati in azione per conto dei cartelli del narcotraffico sudamericano. Assassini che nell'aprile 2007 avevano eliminato Signorelli, sotto la sua abitazione di Castelli Calepio, e che erano tornati a finire il lavoro cinque mesi più tardi a Chiuduno per chiudere la bocca a Realini diventato testimone scomodo della morte dell'amico.

L'avrebbero fatto per una partita di denaro (700 mila euro) che Signorelli s'era incaricato di recuperare e che però a un certo punto si sarebbe persa per strada. Oppure per punire il cinquantanovenne a cui, in qualità di responsabile della raffineria scoperta dalla polizia a Telgate nel 2004.

Tutto su L'Eco di Bergamo del 15 maggio

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