La mamma di Eddy: io perdono
«Ma mi dica perchè l'ha fatto»

Ai piedi della cabina dell'Enel, in via Bedeschi a Chignolo d'Isola, sono stati posati due mazzi di fiori in memoria di Eddy. Lì, la mattina del 16 gennaio 2011, un uomo ha scoperto il corpo oramai senza vita di Eddy, 26enne di origine dominicana.

Ai piedi della cabina dell'Enel, in via Bedeschi a Chignolo d'Isola, sono stati posati due mazzi di fiori in memoria di Eddy. Lì, la mattina del 16 gennaio 2011, un uomo a spasso con il suo cane ha scoperto il corpo oramai senza vita di Eddy, ventiseienne di origine dominicana che abitava con la famiglia in via Dante Alighieri ad Almenno San Bartolomeo.

Proprio ad Almenno incontriamo la mamma di Eddy, Ramona Castillo: il suo volto è segnato dal dolore. In questi giorni la ferita mai chiusa per la drammatica scomparsa del figlio, rimasto vittima di un omicidio ormai più di due anni fa, si è riaperta quando gli inquirenti hanno arrestato e incarcerato il trentunenne Nicola Comi, di Carvico, fortemente indiziato di essere l'assassino di Eddy Castillo, che aveva cinque anni meno di lui. A casa della mamma del giovane Eddy, ripercorriamo quei tristi eventi che, purtroppo, con l'incriminazione del giovane di Carvico sono tornati di tragica attualità.

Ramona e la sua famiglia stanno vivendo uno spiraglio di giustizia per il loro Eddy, anche se questa mamma non porta odio verso nessuno. Anzi, ci confida: «Posso capire e comprendere il grande dolore della madre di Nicola per l'incriminazione e l'arresto di suo figlio per l'accusa gravissima di omicidio. Sarà una donna distrutta dal dolore. Non porto odio – aggiunge la mamma di Eddy –, come già avevo fatto presente due anni fa. Posso perdonare chi ha ucciso mio figlio, però desidero guardarlo negli occhi e chiedergli: perché l'hai fatto? Che male ti aveva fatto Eddy per ridurlo così?». Aggiunge Ramona: «Certo la giustizia, che in questi giorni ha iniziato a concretizzarsi, cerca di attenuare, ma non riesce a placare, il dolore mio, ma anche di tutta la famiglia. La svolta alle indagini è arrivata dopo oltre due anni. Dieci e lode ai carabinieri di Treviglio e alla procura di Bergamo che, senza clamore, hanno indagato e hanno ottenuto questo risultato». 

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 12 maggio

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