Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 18 Gennaio 2013
Mafia, Bergamo non è immune
In attività Camorra e 'Ndrangheta
Mafie al Nord, anche Bergamo non è esente. Sono dati che destano preoccupazione quelli del centro Transcrime dell'Università Cattolica per il Ministero dell'Interno e che fotografano l'espansione delle organizzazioni criminali nel Nord del Paese.
Mafie al Nord, anche Bergamo non è esente. Sono dati che destano preoccupazione quelli emersi dalla ricerca del centro Transcrime dell'Università Cattolica per il ministero dell'Interno e che fotografano l'espansione delle organizzazioni criminali nel Nord del Paese.
La penetrazione delle organizzazioni criminali in Lombardia è infatti tale che la nostra regione si colloca al 9° posto a livello nazionale (20 in totale), con un indice di presenza mafiosa nell'arco temporale considerato (2000-2011) pari a 4,17. Scindendo il dato su 107 province, Bergamo si posiziona al 77° posto, con un indice pari a 0,39, mentre Milano e Brescia sono rispettivamente 26ª (8,15) e 36ª (3,15); per completezza al primo posto si colloca Napoli (101,57), mentre all'ultimo il Medio Campidano (0,01), provincia della Sardegna sudoccidentale.
Il livello di rischio territoriale (ossia il microfattore legato alle caratteristiche del territorio che possono favorire l'infiltrazione delle organizzazioni criminali) per la nostra provincia è complessivamente basso: Bergamo si colloca al 106° posto (su 107) con un indice pari a 1,39, mentre Brescia e Milano sono rispettivamente 63ª (27,79) e 64ª (27,62), con Vibo Valentia al primo posto (100) e Vicenza all'ultimo (1,00).
Le criticità
Non mancano, però, anche nella Bergamasca, le criticità, che riguardano in particolare le valli, zone nelle quali le mafie sembrano essersi arrampicate: stando alla ricerca, nel circondario di Foppolo l'indice di presenza mafiosa segna un livello molto alto, medio nel resto dell'Alta Val Seriana e nell'area che va da Cornalba a Parre, basso o nullo nel resto della provincia.
Un dato che conferma quanto riportato dalla Commissione parlamentare antimafia nel 1994, secondo cui «la provincia di Bergamo è ritenuta, dagli esponenti della criminalità, una zona di transito piuttosto sicura, che offre ampie possibilità di mimetizzazione. In particolare, le valli sono molto frequentate soltanto nel periodo delle vacanze ed è agevole affittare delle abitazioni dove trattare affari o impiantare raffinerie di droga».
La presenza delle specifiche organizzazioni criminali si concentra invece in città, pur con un indice molto basso: a Bergamo camorra e 'ndrangheta, organizzazione che, a livello regionale sembra aver assunto un ruolo di primo piano, anche se la stessa camorra fa rilevare una presenza importante. La 'ndrangheta, in provincia di Bergamo, secondo quanto emerso dalle indagini, poteva contare su due ramificazioni importanti, ossia di due cosche affiliate: quella dei Romano e quella dei Bellocco, sempre calabresi, operanti soprattutto nella Bassa orientale.
Nella Bergamasca, come nelle altre province, le organizzazioni criminali reinvestono nell'acquisto di immobili i proventi derivati dalle attività illecite (traffico di stupefacenti e armi, estorsione, usura, prostituzione, gioco d'azzardo illegale, contraffazione e via dicendo): il tasso di ville, appartamenti (ogni 100.000 abitazioni) e terreni agricoli (ogni 1.000 chilometri quadrati di terreni a superficie agricola) confiscati nell'arco temporale 1983-2012 risulta essere basso (ma non nullo) analogamente a tutta l'area Est della Lombardia.
Le infiltrazioni
Per quanto riguarda i settori economici a rischio di infiltrazione mafiosa, nel rapporto sono stati presi in esame quelli con i più alti livelli di specializzazione, ossia i settori delle costruzioni, della ristorazione e del mondo alberghiero: il tasso relativo alle aziende confiscate di questi settori (ogni 10.000 aziende registrate) nella Bergamasca si colloca all'interno della forbice tra 0,1 e 9,9. La permeabilità al fenomeno mafioso riguarda però molti altri ambiti dell'attività economica «legale»: il punteggio di rischio del settore Agricoltura, caccia e pesca risulta ad esempio medio-alto a Bergamo (63,6), così come a Milano (65,4) e Brescia (58,0); dati analoghi sono stati riscontrati nel settore «Sanità e assistenza sociale», dove la nostra provincia presenta un punteggio di rischio medio-alto, pari a 50,4.
Più di dieci i decreti di confisca che hanno riguardato la nostra provincia provenienti da autorità giudiziarie di altre città, ossia Milano e Brescia (dove ha sede la sezione distrettuale antimafia), mentre sono state due le grandi inchieste giudiziarie sulla mafia che hanno toccato da vicino il territorio di Bergamo: l'operazione 'Nduja, che ha riguardato quasi 200 persone attive da anni fra la bergamasca e il bresciano (con accuse che vanno dall'associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di armi e stupefacenti, all'estorsione, dalle rapine all'usura) e il processo «Infinito», la cui sentenza di primo grado è stata emessa il 19 novembre 2011 con 110 condanne e pene fino a 16 anni di reclusione.
Alessandro Belotti
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