Treviglio, querela principesca
firmata da Alberto e Charlene

Il rischio di dover pagare un risarcimento principesco è quantomeno da mettere in conto, ma di certo principesca è la querela che li ha invece fatti finire a processo per diffamazione a mezzo stampa: redatta da Alberto di Monaco e la consorte Charlene.

Il rischio di dover pagare un risarcimento principesco è quantomeno da mettere in conto, ma di certo principesca è la querela che li ha invece fatti finire a processo per diffamazione a mezzo stampa: redatta a Palais de Monaco, il palazzo reale di Monaco, su carta intestata dei principi regnanti, porta in calce proprio la firma di «Sua altezza serenissima Albert II, Louis Pierre Grimaldi, principe regnante di Monaco» e della di lui consorte, Charlene Lynette Grimaldi Wittstock.

A farne le spese, per un articolo pubblicato il 20 luglio 2011, sul numero 29 del settimanale «Oggi» (stampato a Treviglio, di qui la competenza territoriale bergamasca), sono stati il direttore della testata, Umberto Brindani, e la giornalista Michela Auriti di Roma, accusati di aver pubblicato uno scritto «offensivo della dignità, del decoro e della reputazione degli scriventi», appunto i due regali coniugi: ieri mattina il primo scotto da pagare è stato quello del rinvio a giudizio per diffamazione, deciso dal giudice dell'udienza preliminare Raffaella Mascarino.

I due si difenderanno quindi a dibattimento, davanti al giudice del Tribunale di Treviglio: la data della prima udienza, di smistamento, è fissata per il 16 ottobre di quest'anno.

Oggetto del contendere sono alcune affermazioni pubblicate in un'intervista dal titolo «Charlene prigioniera? Cosa c'è di vero sul giallo della fuga», in cui in sostanza la giornalista fa riferimento ad alcuni presunti tentativi dell'attuale moglie del principe Alberto di darsi alla fuga prima delle nozze reali e a presunti «figli segreti»: fonte delle notizie riportate in questo senso sarebbero le dichiarazioni rilasciate da tale Renaud Revel, caporedattore del settimanale «L'Express» e un'inchiesta pubblicata da un settimanale francese, Vsd, dal titolo «Charlene la prigioniera di Monaco», come evidenziato dagli stessi giornalisti Nella sostanza l'articolo pubblicato da «Oggi» farebbe riferimento ad alcuni tentativi di scappare che l'attuale principessa avrebbe effettuato per evitare il matrimonio: uno di questi (nell'articolo si fa riferimento ad «altre due volte») sarebbe avvenuto in prossimità delle nozze, il 18 giugno, quando Charlene Lynett Wittstock avrebbe cercato di raggiungere di nascosto l'aeroporto di Nizza e lì sarebbe stata fermata dalla polizia locale per evitare uno scandalo.

Tramite il loro avvocato - Giovanni Paolo Accinni di Milano - i principi di Monaco hanno lamentato (con stile va detto, visto che la querela esordisce con un signorile quanto sconosciuto in questo tipo di atti «con il presente atto si permettono esporre..») che presunte notizie e commenti siano stati pubblicati senza neppure il tentativo di verificarne l'attendibilità, e il sostituto procuratore Maria Mocciaro, presone atto, ha portato avanti l'inchiesta.

Il «rischio» è ora che la sede staccata di Treviglio del Tribunale si trovi a dover accogliere una lunga serie di testimoni blasonati: quantomeno gli invitati alle nozze del principe Alberto. Beninteso, a patto che la sede trevigliese del Tribunale, nei mesi d'attesa dell'udienza, non venga colpita dalla scure dei tagli del Ministero.

Tiziano Tista

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